«Costretta a farsi le perette nel bagno dell'ospedale»

La denuncia di Claudio Cia

Può una paziente rivolgersi al Pronto soccorso dell'ospedale S. Chiara per una sospetta occlusione intestinale e essere invitata a farsi da sola delle perette sdraiata nel bagno del reparto con un telo buttato per terra? Lo chiede il consigliere Claudio Cia in un video denuncia che poi è diventato anche un'interrogazione in consiglio provinciale. Video nel quale la paziente protagonista della vicenda definisce quella vissuta «un'esperienza umiliante». 

Ma torniamo ai fatti. La donna soffre da tempo di disturbi intestinali. È già stata operata in due occasioni e per questo, in preda ai dolori, si è rivolta al pronto soccorso per ottenere cure adeguate. La donna non ha nulla da dire contro l'operato dei medici e degli infermieri che - sottolinea - sono stati competenti. Piuttosto se la prende con l'organizzazione. «Arrivata al pronto soccorso, dopo aver atteso a lungo, sono stata visitata e sottoposta ad esami ematochimici e strumentali, poi mi sono state date delle perette evacuative, un telo, mi è stata indicata la toilette dove sono stata invitata a fare da me», racconta la paziente.

«È risaputo che una peretta non può essere fatta stando in piedi ma necessariamente ci si deve adagiare - prosegue Cia - Per cui la signora, dopo aver aperto il telo, si è vista costretta a sdraiarsi sul pavimento (pure sporco) della toilette e alla meno peggio praticarsi le perette. Una procedura insolita per un pronto soccorso: oltre ad essere umiliante per il paziente, non è di facile esecuzione ed è inoltre potenzialmente non priva di rischi, se si considera la possibilità di crisi vagali e lipotimie dovute all'evacuazione con il conseguente rischio di caduta nel bagno». La stessa signora, infatti, ammette che in se si fosse sentita male del bagno nessuno si sarebbe accorto di nulla perché si trovava da sola.

«Dopo otto ore ho lasciato il pronto soccorso senza una diagnosi. Mi hanno infatti trovato del sangue occulto nelle feci e mi hanno invitata ad effettuare ulteriori accertamenti». Un consiglio, quest'ultimo, comprensibile, come è comprensibile che al pronto soccorso non possano essere effettuati tutti gli esami se non quelli urgenti, quando è a rischio la vita stessa delle persone. Quando invece si tratta di esami che possono essere prenotati, anche con priorità, il paziente viene invitato ad effettuarli in autonomia e al di fuori del pronto soccorso. 

Rimane per Cia il problema di come la signora è stata trattata all'interno del reparto. «Non possiamo addebitare colpe specifiche al personale medico, infermieristico e ospedaliero, che nonostante i tagli si fa in quattro per garantire la qualità delle prestazioni. La responsabilità semmai va addebitata a chi da tempo considera la sanità un salvadanaio da cui prelevare risorse per far quadrare il bilancio provinciale con ricadute negative sia sui pazienti che sugli operatori». Nell'interrogazione in consiglio provinciale Cia chiede infine quali sono le direttive impartite al pronto soccorso, i numeri sull'organico, il tasso di astensione dal lavoro per infortunio, malattie e aspettativa degli operatori negli ultimi cinque anni e quanti sono i pazienti che negli ultimi cinque anni si sono rivolti al pronto soccorso, con quale codice di priorità all'ingresso e alle dimissioni.

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