In periferia non si nasce più, 5 parti in 15 giorni

In periferia non si nasce più. Con la nuova organizzazione e la possibilità di partorire ad Arco, Tione e Cavalese solamente di giorno ha provocato, di fatto, la fuga delle pazienti dalle valli. A dirlo, in questo caso, non sono i professionisti, non sono i politici, non sono i dirigenti. Sono i numeri.

Dall’inizio dell’anno, in pratica in quindici giorni, a Tione non è nato nessun bambino. Ad Arco uno, un maschietto figlio di una coppia di Besenello venuto alla luce con parto cesareo da una mamma che ha fortemente voluto essere seguita durante il parto dal suo ginecologo di fiducia. A Cavalese i nuovi nati sono stati 4. Discorso e numeri diversi per gli ospedali dove si può nascere a tutte le ore: 21 i piccoli venuti alla luce a Cles, 53 a Rovereto e 95 a Trento (88 parti) per un totale di 176 bambini che comprende due piccoli che hanno avuto fretta di nascere e che non sono venuti alla luce in ospedale.

Sono sufficienti questi numeri per comprendere come, la nuova organizzazione, abbia di fatto già decretato la fine dell’attività, o comunque la lenta agonia, di alcuni centri. Per quanto di giorno ci sia il personale a ranghi completi, ci siano ostetriche e ginecologi, infermiere e Oss, i letti delle mamme rimangono desolatamente vuoti.

Tione è l’esempio più lampante considerato che qui l’ultimo parto risale esattamente al 2 dicembre, un mese e mezzo fa. Intanto si attendono notizie sia sull’eventuale riapertura dei termini sul concorso per reperire personale nei punti nascita scoperti che per la presentazione della domanda di deroga al Ministero.

 

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