Grazie a 320 ore di «volontariato» prosciolto l'imprenditore Carlo Odorizzi

Da imprenditore di successo (fino alla crisi che ha investito e travolto  la sua azienda, la Odorizzi porfidi srl) a prezioso “volontario” per l’Admo e poi per la cooperativa sociale Villa Sant’Ignazio: questo percorso  ha permesso a Carlo Odorizzi -  per anni amministratore dell’omonima società del settore del porfido con interessi che spaziavano dalla val di Cembra all’Argentina - di essere prosciolto. Odorizzi era imputato perché la sua azienda, strozzata dalla crisi, aveva omesso di pagare Iva e ritenute alla fonte per un’importo superiore al milione di euro. L’imputato, difeso dagli avvocati Fabrizio Marchionni e Alberto Cunaccia, era stato ammesso alla prova dopo che i suoi legali avevano presentato un piano di lavori di pubblica utilità. Dopo averli ultimati con esito positivo, ieri Odorizzi ha ottenuto dal Tribunale la dichiarazione di estinzione del reato.

Odorizzi ha prestato 240 ore di lavoro presso l’Admo (l’Associazione donatori di midollo osseo) dove ha svolto attività d’ufficio ma anche di raccolta fondi con la sua presenza ai gazebo per la vendita delle colombe pasquali. Anzi, l’imprenditore, che negli anni d’oro del porfido guidava un’azienda con circa 70 dipendenti, ha portato all’Admo il suo prezioso bagaglio di esperienza rimanendo a sua volta colpito dal mondo del volontariato tanto da prestare la sua opera anche dopo, quando il programma era ormai concluso. Odorizzi inoltre ha lavorato anche a Villa Sant’Ignazio per ulteriori 80 ore.

Ieri il Tribunale ha anche disposto la revoca del provvedimento di sequestro conservativo adottato nel corso delle indagini a tutela dei crediti vantati dall’erario. La Guardia di finanza, su ordine dei giudici,  aveva infatti provveduto a “congelare” la villa di Albiano di Odorizzi per un valore di un milione e 25 mila euro. L’indagine era relativa all’omesso versamento di imposte per gli anni 2011 e 2012, sulla base di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate di Trento. In particolare erano stati contestati alla Odorizzi Porfidi il mancato versamento di Iva per 631 mila euro nel 2011 e 219 mila euro nel 2012, per un totale di 850 mila euro. A questo si aggiungevano  ritenute fiscali alla fonte per quasi 500 mila euro.  Va sottolineato che non si trattava di evasione fiscale, ma di omesso versamento. In sostanza la società, in gravi difficoltà economiche, non aveva i soldi per pagare le tasse. Ma i debiti con l’erario alla fine saranno saldati. Lo stesso Odorizzi ha evitato il fallimento imboccando in tempo la strada del concordato che secondo i piani dovrebbe consentire di rimborsare tutti i creditori privilegiati e per il 30-40% i chirografari.

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