Dopo 14 anni l'Inps taglia la pensione: «C'era un errore». Il giudice annulla

Davide, nelle vesti di un pensionato ex dipendente dell’Azienda sanitaria a Cles, ha sconfitto Golia, che in questo contenzioso aveva le sembianze dell’Inps. L’uomo 14 anni dopo la sua collocazione a riposo si era visto chiedere di ritorno dall’Inps-Gestione ex Inpdap 8.474 euro, un bel salasso anche se prelevati a botte di 292 euro al mese defalcati dalla pensione. Tutto ciò perché l’ente previdenziale aveva fatto un errore nei calcoli del trattamento pensionistico.

Per accorgersi dell’errore l’Inps, che evidentemente ha ereditato dall’Inpdap una situazione ingarbugliata, ci ha messo 14 anni. Questo è il periodo trascorso tra il pagamento della pensione provvisoria (liquidata a partire dal primo maggio 1998) e la definizione di quella definitiva (che risale al 19 marzo del 2012).

La Corte dei conti ha dato ragione al pensionato. Il potere dell’amministrazione di ripetere l’indebito (cioè farsi restituire quanto erogato in eccesso) deve ritenersi attenuato dal principio del legittimo affidamento del percepiente che tuttavia non è automatico. Occorre valutare caso per caso. In questo particolare procedimento il giudice ha valutato il lasso di tempo intercorso tra pensione provvisoria e definitiva (14 anni, «ben superiore ai tempi di cui ai regolamenti attuativi»), e il fatto che il pensionato fosse in buona fede perché non aveva modo di accorgersi dell’errore  commesso. «Va quindi dichiarata - scrive la Corte dei conti - la irripetibilità dell’indebito e va ordinata la restituzione all’interessato della somma già recuperata a suo carico».

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