Storie a lieto fine al Santa Chiara Trapiantata di cuore diventa mamma

Bala, donna indiana di 30 anni residente in Trentino, che alcuni giorni fa ha avuto la sua grande rivincita. Mercoledì, all'ospedale S. Chiara, ha dato alla luce il suo primo bambino

di Patrizia Todesco

Undici anni fa il trapianto di cuore in seguito ad una grave infezione. Quattro anni fa quello di un rene per i problemi legati ai farmaci assunti. Una vita in salita, quella di Bala, donna indiana di 30 anni residente in Trentino, che alcuni giorni fa ha avuto la sua grande rivincita. Mercoledì, all'ospedale S. Chiara, ha dato alla luce il suo primo bambino. Lo ha chiamato, tra i vari nomi che lei e il marito gli hanno dato, anche Alberto, in onore del cardiochirurgo di Verona che 11 anni fa le ha trapiantato il cuore nuovo.

Ma il pensiero di Bala va subito anche alla dottoressa Emanuela Stirpe, cardiologa, che lei definisce la sua seconda mamma. Il suo angelo custode che in questi anni l'ha seguita durante il percorso, nei periodi belli e anche in quelli bui, e che mercoledì era in sala operatoria insieme al dottor Saverio Tateo, primario di ostetricia e ginecologia del S. Chiara, che ha effettuato il taglio cesareo. Cesareo che era stato programmato qualche giorno più avanti, alla trentasettesima settimana, ma il piccolo Alberto aveva fretta di venire al mondo e così qualche contrazione di troppo ha spinto i medici ad anticipare di un giorno la sua nascita. Il suo primo vagito è stato alle 16 e 53 e la bilancia segnava 2.420 grammi di gioia pura. 

Ora mamma e bambino stanno bene, coccolati dal papà e dai nonni, ma anche da tutto il personale del reparto e dai sanitari che in questi anni hanno avuto in cura la donna. Cardiologi, ma anche nefrologi e rianimatori. Bala è ancora frastornata: «Sono felice e ringrazio tutti - dice - anche se ovviamente ho ancora qualche timore». Tutti in questi mesi hanno fatto il tifo per questa donna, fragile nel fisico e nell'aspetto, ma forte e determinata nel carattere. 

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