Il servizio di salute mentale ha il suo parlamentino

«Un piccolo Parlamento, democraticamente eletto. È quello che si è insediato, nei giorni scorsi, al Servizio di salute mentale di Trento dove, tra il 23 e il 31 marzo scorso, utenti, familiari, volontari e operatori sono stati chiamati alle urne per scegliere i propri rappresentanti».

«Un piccolo Parlamento, democraticamente eletto. È quello che si è insediato, nei giorni scorsi, al Servizio di salute mentale di Trento dove, tra il 23 e il 31 marzo scorso, utenti, familiari, volontari e operatori sono stati chiamati alle urne per scegliere i propri rappresentanti».

Così il direttore Renzo De Stefani annuncia l'avvio di questa significativa novità, che sarà presentgata ufficialmente venerdì, «un’iniziativa originale e innovativa, unica nel suo genere nel panorama nazionale, in linea con la filosofia del fareassieme che ispira l’attività della salute mentale di Trento». L’obiettivo è la condivisione e della gestione partecipata del Servizio.

«I 15 rappresentanti eletti, infatti, potranno presentare esigenze da soddisfare e linee di indirizzo, che saranno valutate e condivise con la direzione per migliorare le attività rivolte agli utenti, ascoltando realmente i loro bisogni e decidendo assieme le cose da fare».

La psichiatria italiana di comunità - si legge nel sito del Fareassieme - nasce nel 1978 con la Legge 180 che ha chiuso gli Ospedali psichiatrici e ha aperto i Servizi di salute mentali territoriali.
Nel Servizio di salute mentale di Trento   la psichiatria italiana di comunità è applicata con alcune specificità: il fareassieme e in particolare gli UFE (Utenti Familiari Esperti).
La psichiatria di comunità si basa su 3 principi e su tante buone pratiche
• L’inclusione sociale: la cura e l’integrazione della persona con una malattia mentale avviene quanto più possibile nel luogo dove vive e lavora.
• L’integrazione di tutti gli interventi in un unico sistema che  eroga tutte le prestazioni di cura: il Dipartimento di salute mentale.
• La continuità nella presa in carico. L’utente e la sua famiglia sono accompagnati attivamente nel tempo nelle diverse aree di attività del Dipartimento.

«In Italia - si legge ancora nel sito - le buone pratiche della psichiatria di comunità sono ancora oggi presenti in modo difforme e spesso inadeguate.
La nostra avventura parte nel 1999, per cambiare una situazione che era a dir poco ‘difficile’. Un impegno su molti fronti con un obiettivo speciale: coinvolgere attivamente gli utenti e i familiari. Da questo impegno è nato il fareassieme che è la caratteristica principale del nostro approccio».

I pensieri del fareassieme

Il fareassieme sono tutte le attività, i gruppi, le aree di lavoro promosse dal Servizio di salute mentale di Trento, in collaborazione con le Associazioni AMA e La Panchina, in cui sono coinvolti alla pari utenti, familiari, operatori e cittadini che così imparano a lavorare assieme.
Il fareassieme è un approccio che valorizza la partecipazione  e il protagonismo di tutti, che si sviluppa in rapporti di condivisione tra utenti, familiari e operatori, vissuti in un clima amicale e ricco di affettività.

fareassieme significa

• Credere che tutti possediamo un sapere. Per gli operatori deriva da un percorso professionale, per gli utenti e i familiari dall’esperienza acquisita convivendo con il disturbo psichico. Dal rispetto, dal riconoscimento e dall’integrazione di questi 2 saperi aumenta il sapere collettivo.
• Credere nel valore della responsabilità personale. Per tutti, anche per la persona che vive le più grandi difficoltà, investire in responsabilità significa investire in salute e benessere.
• Credere che il cambiamento sia sempre possibile. La sofferenza psichica è un evento della vita che possiamo affrontare e superare.
• Credere che ognuno abbia delle risorse e non solo dei problemi. Tutti se ci guardiamo dentro, possiamo scoprirle e imparare a valorizzarle al meglio.

Le azioni del fareassieme

Il fareassieme è nato nel 1999 dalla passione di pochi, convinti che dare voce a utenti e familiari avrebbe dato più sapere e salute a tutti, più qualità al sistema e alle sue prestazioni.
I primi a mettere radici sono stati
• I gruppi di auto mutuo aiuto
• I cicli d’incontro con i familiari
Sono porte d’ingresso basilari per molte persone che così entrano nel mondo della responsabilità, della partecipazione, dello scambio di saperi.
Nel 2001 sono nati 2 gruppi e 1 luogo molto speciali
• Leopoldo, un tavolo di concertazione aperto alle proposte di miglioramento di tutti e da dove sono passate le innovazioni del Servizio
• Giù la maschera, con utenti e familiari che testimoniano di sé nelle scuole e nella comunità per contrastare stigma e pregiudizi
• La casa dell’auto aiuto, sempre aperta a chi vuole condividere clima e pratiche di amicalità e parità
E poi tanto altro, tra cui
• La polisportiva ‘giochiamo davvero’, per sfruttare al meglio la dimensione di parità tipica dello sport
• Il turismo sociale, un B&B dentro la Casa del Sole, una nostra struttura residenziale
• I Questionari di valutazione del Servizio, costruiti da utenti e familiari
• La mappa dell’abitare, per condividere tutti assieme la scelta abitativa
• I Percorsi di Cura Condivisi, uno strumento per favorire la condivisione e la contrattazione nel percorso di cura.

Dalle nicchie al sistema

Tutte le attività, i luoghi e le aree del fareassieme possono sembrare esperienze separate, di nicchia. E così sono apparse, forse anche a noi stessi, nei primi anni di lavoro.
In realtà sono legate tra loro da percorsi e obiettivi comuni. Queste connessioni, con il passare del tempo, si sono rafforzate creando una ragnatela di tante pratiche che hanno coinvolto le diverse articolazioni del Servizio, anche quelle più tradizionali. È nato così il ‘sistema’ del fareassieme, molto visibile e riconosciuto e con tanto di area di lavoro autonoma e di operatori dedicati.
Giorno dopo giorno la mentalità e il clima di tutto il Servizio è stato progressivamente contaminato dal fareassieme che è diventato componente fondamentale e irrinunciabile del sistema più complessivo del Servizio. Un Servizio che oggi nei principi del fareassieme vede la sua cornice metodologica, il suo tessuto connettivo, che trova nelle sue attività occasioni fondamentali per accompagnare al meglio i percorsi di cura di tutti gli utenti dai bisogni più complessi. Un Servizio dove sempre più utenti, familiari e operatori hanno imparato a fare cose assieme, a lavorare assieme.
In poco più di 10 anni più di 1000 persone (utenti e familiari) sono state coinvolte in attività del fareassieme. Un numero enorme per un Servizio relativamente piccolo come quello di Trento, con un bacino di utenza di 150.000 abitanti. E questi numeri sono alla base del successo del fare assieme.

Gli UFE: Utenti Familiari Esperti

Gli UFE sono il risultato più visibile e importante del fareassieme.
Con gli anni in molti partecipanti alle attività del fareassieme è cresciuta la fiducia verso il Servizio, la voglia di essere maggiormente impegnati al suo interno, la consapevolezza del valore del proprio sapere esperienziale. Da qui la nascita ‘spontanea e dal basso’ degli UFE !
Oggi gli UFE ‘lavorano dentro’ il sistema, fornendo, in modo strutturato e continuativo, delle prestazioni riconosciute. Gli UFE affiancano gli operatori, ma non li sostituiscono, sono un valore aggiunto, migliorano il clima, favoriscono l’adesione ai trattamenti.
Gli UFE sono dei professionisti, ‘esperti per esperienza’ e sono riconosciuti e monetizzati dall’Azienda sanitaria.
In quanto pari gli UFE offrono agli utenti e ai familiari in carico la loro esperienza, un modello di percorso di cura riuscito, vicinanza emotiva, fiducia e speranza.
Oggi gli UFE sono più di 40, presenti in tutte le aree del Servizio.
Centro di salute mentale, prima accoglienza e risposta telefonica, area della crisi e della presa in carico nel tempo. Circuito dell’abitare: presenza amicale notturna e diurna alla Casa del Sole; accompagnamento in situazioni abitative difficili. Reparto psichiatrico: presenza quotidiana.
Famiglie: facilitazione nei cicli d’incontro. Percorsi di cura: garanti nei percorsi di cura condivisi.
Sensibilizzazione: presenza nelle campagne sullo stigma.
Gli UFE si stanno rapidamente diffondendo in altri Servizi italiani e esteri.

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