Le ultime parole di Carmela per i suoi amati bambini

di Nicoletta Brandalise

«Carmela mi ha aspettata prima di morire. Ha voluto spegnersi nelle mie braccia e le sue ultime parole sono state per i suoi bimbi. È riuscita a dirgli di volergli bene. Lei non sapeva odiare, neanche mentre si compiva la tragedia ha odiato. Ci ha dato un enorme insegnamento: "amatevi"».


Nadia, cara amica e vicina di Carmela, che ha accolto i due bambini nella sua casa nei momenti immediatamente successivi all'omicidio, ci invia questo messaggio sul cellulare. Fa da eco alle parole del marito Fabio che poco prima, nella messa domenicale celebrata nella chiesetta di Zivignago, ripete il concetto di amore supremo: «Le sue ultime parole sono state d'amore. Io so che non lo odiava (Marco Quarta, ndr). Lei non sapeva odiare, neanche in quel momento. Io credo che quella sera abbia vinto il Signore perché in nessun modo, neanche quella bestialità, è riuscita a mettere un po' di odio in quella donna. Evitiamo di giudicare questa persona o quello che rimane in lui di persona».


Parole toccanti che in una chiesa gremita di famiglie liberano un applauso mentre gli sguardi di tutti staccano sull'altare: vicino ai fiori bianchi, balugina la luce di un lumino in corrispondenza del posto tra le bancate occupato di solito da Carmela e i suoi figli per assistere alla messa. Una forma di sentimento così alto ed assoluto che ha accompagnato la vita di questa mamma credente per fede profonda e anche per educazione difficile da comprendere.


Ripensando soprattutto al racconto di Matteo Morlino, il padre della sfortunata donna, che nella messa domenicale a Zivignago trovava l'occasione per incontrare figlia e nipoti altrimenti tenuti lontano dalla possessività ossessiva e patologica esercitata con coercizione e privazioni da Marco Quarta. «La vedevo arrivare magari all'ultimo momento di corsa, con i bambini - ricorda papà Matteo - nel periodo in cui lui non era ancora stato allontanato da casa. La messa era la scusa per incontrarci. Noi rappresentavamo un pericolo per quell'uomo. Così diverso da mia figlia per formazione culturale e per interessi. Poteva condividere con lei solo i figli. Che servivano da rassicurazione per averla in casa, sotto il suo controllo».


Poi con il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare di via alla Cargadora e con gli arresti domiciliari, un periodo di quiete apparente: «Carmela aveva ricominciato ad uscire da sola - racconta ancora il padre - senza che io l'accompagnassi a fare la spesa, a prendere i figli a scuola. Era speranzosa che la vicenda potesse risolversi con una separazione civile». L'udienza in tribunale davanti al giudice sarebbe stata il prossimo 22 aprile. Marco Quarta, con lucida freddezza, invece progettava già di uccidere Carmela Morlino.

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