Arrestato per il cioccolatino Patteggia 5 mesi per rapina

di Marica Viganò

A quel cioccolatino non ha saputo resistere. L'ha preso dallo scaffale del supermercato e se l'è messo in tasca. Una mossa che gli è costata davvero cara: l'accusa di rapina (ha spintonato le persone tentando di fuggire), 24 ore passate nella camera di sicurezza dei carabinieri, il processo per direttissima e cinque mesi di patteggiamento. Tutto questo per un pezzo di cioccolata del valore di 1,20 euro. 

Una sorta di «disavventura» per lo stesso imputato che, molto probabilmente, non si era reso conto che per il solo fatto di aver reagito usando le mani è passato dall'accusa di furto a quella di rapina, da una semplice denuncia all'arresto, da una pena (per il furto) che sarebbe stata di massimo tre anni ad una condanna (per rapina) che avrebbe fatto salire il conto a 10 anni. 

L'episodio è avvenuto giovedì mattina in un supermercato del centro in cui da tempo è stata adottata la linea dura contro i furti: il titolare, stanco dei «furbetti» che nascondono cibi e bevande sotto le giacche e nelle borse, ha invitato i suoi collaboratori a chiamare le forze dell'ordine ogni volta che «pizzicano» i clienti con merce non pagata alla cassa. Gli interventi di polizia e carabinieri all'interno del punto vendita non sono rari: spesso i ladri cercano di portare via alcolici ed articoli di profumeria, difficilmente giustificabili con uno stato di indigenza e di necessità. Ma possono esserci anche situazioni particolari, come nel caso dell'altro giorno. 

M. R., queste le generalità dell'imputato, un tunisino di 32 anni incensurato, era entrato nel supermercato come un cliente qualsiasi. Ad un certo punto il titolare lo ha notato osservare alcuni prodotti da un espositore, allungare la mano e mettersi qualcosa in tasca. Subito è intervenuto per chiedere all'uomo di mostrargli cosa avesse nascosto ed invitandolo a saldare il conto, ma lo straniero avrebbe tentato di allontanarsi senza pagare, spintonando i presenti. 

Ha fatto violenza alle persone; dunque, per il codice penale l'accaduto non si configura come semplice furto ma come rapina impropria. Il negoziante ha chiamato le forze dell'ordine e poco dopo i carabinieri del radiomobile hanno fermato ed identificato l'uomo. Il tunisino non aveva mai commesso alcun tipo di reato prima di giovedì. Forse ha compiuto l'atto con leggerezza, forse non ha resistito alla bontà del cioccolatino e, vistosi scoperto, si è agitato pensando che la fuga fosse la soluzione migliore. Per aver dato uno spintone è però finito in una delle celle del comando provinciale dei carabinieri e ha trascorso una giornata intera in attesa del processo per direttissima, che si è tenuto ieri mattina davanti al giudice Guglielmo Avolio. All'uomo non è rimasto altro che patteggiare, poi al termine del processo è stato libero di andarsene. Un cioccolatino dal sapore amaro quello preso dallo scaffale, un peccato di gola che gli è costato molto più del prezzo esposto: cinque mesi, pena sospesa.

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