I dirigenti dicono «no» ai tagli proposti dalla giunta

I dirigenti pubblici dicono «no» al taglio del 40% della quota variabile dello stipendio per il triennio 2015-2017 contenuto all’interno della finanziaria (la giunta calcola un risparmio di 7 milioni). Ieri sera al piano terra del palazzo della Regione erano presenti 500 dirigenti di Provincia ed enti locali, sanità e scuola per incontrare il presidente Ugo Rossi insieme al suo esecutivo.

I dirigenti pubblici dicono «no» al taglio del 40% della quota variabile dello stipendio per il triennio 2015-2017 contenuto all’interno della finanziaria (la giunta calcola un risparmio di 7 milioni). Ieri sera al piano terra del palazzo della Regione erano presenti 500 dirigenti di Provincia ed enti locali, sanità e scuola per incontrare il presidente Ugo Rossi insieme al suo esecutivo. Da sottolineare che hanno partecipato all’assemblea anche alcuni esponenti del settore sanitario, tra cui il direttore generale dell’Azienda sanitaria Luciano Flor, nonostante la dichiarata volontà della Provincia di ridurre lo stipendio di risultato con sacrifici non superiori al 5%.

Due i principali motivi di «contestazione»: il metodo «imposto dall’alto senza alcuna contrattazione preventiva» e la «modifica di un contratto di lavoro senza preventiva contrattazione». Il governatore, al termine della serata, ha preso l’impegno di «cogliere e recepire le istanze segnalate dai sindacati nei giorni scorsi e dai dirigenti durante la serata». «Si tratta di una scelta sbagliata nel metodo e nella sostanza - ha spiegato Renzo Coppola del Dirpat - Il provvedimento è calato dall’alto in modo unilaterale. Inoltre, la soluzione ci sembra demagogica e venduta all’opinione pubblica come Panacea di tutti i mali».

Rimarcata la natura demagogica della proposta, Coppola ha definito «inaccettabile il taglio allo stipendio di risultato», invitando la giunta provinciale ad intervenire dove davvero esistono gli sprechi. «Vogliamo il giusto riconoscimento economico anche in base alle sempre maggiori responsabilità che ci vengono affidate - ha aggiunto - Ripensate alla legge finanziaria per poter condividere le scelte come in passato». In tal senso il presidente Rossi ha sottolineato che «non si tratta di scelte demagogiche ma di soluzioni coraggiose ed impopolari»: «I cittadini devono avere percezione positiva del nostro agire: per questo vi chiediamo un taglio alla parte variabile dello stipendio. Non si tratta di una punizione».

Dura anche la presa di posizione del segretario generale del Comune di Pergine Giuseppe Dolzani: «Questa manomissione del contratto non è certo un atto di solidarietà - ha commentato - Lo vedo più come un esproprio». Anche Dolzani ha parlato di «mossa demagogica per lisciare il pelo a una parte di opinione pubblica che vorrebbe sparare a zero sulla dirigenza».

Mariano Carlini, segretario comunale di Lavis, ha proposto di sospendere la legge finanziaria e di passare ad una contrattazione per vedere se si ottiene lo stesso risultato rispetto alle «imposizioni» che arrivano dalla Giunta provinciale. «Esiste un contratto di lavoro e non deve essere violato con una legge: ricontrattiamolo ad un tavolo». Carlini ha anche affermato la ferma intenzione dei dirigenti pubblici a partecipare con responsabilità alla riorganizzazione del sistema istituzionale. Ma ha rimarcato l’errore nelle modalità di richiesta: «Perché non avete detto: la situazione è questa, potete rinunciare al 40% dello stipendio di risultato? - ha chiesto a Rossi - Magari si poteva ipotizzare un taglio per gli anni dal 2015 al 2017, come scritto nella finanziaria, per poi rimettere la cifra sul tavolo nel triennio successivo». Carlini ha anche chiesto che le fusioni dei comuni non portino alla perdita del posto di lavoro ma ad una ricollocazione del personale all’interno dei nuovi enti.

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