Divorziare costerà 16 euro In Comune a Trento tutto pronto

di Laura Galassi

Marito e moglie varcano la soglia del Comune come una normale coppia sposata e, una manciata di minuti dopo, ne escono divorziati. Anche a Trento tra qualche giorno diventerà operativa la procedura di separazione breve, conseguenza del decreto di riforma del processo civile approvato dal governo Renzi a metà settembre. Tra poco non ci sarà più bisogno del tribunale e dei suoi lunghi tempi burocratici, perché l'interruzione del rapporto matrimoniale diventa un normale procedimento amministrativo che potrà essere compiuto dall'ufficiale di stato civile nel Comune dove gli innamorati avevano pronunciato il fatidico «sì».


Dal 11 novembre anche nel capoluogo trentino, come nel resto d'Italia, mettere la parola «fine» su un rapporto che non è più benedetto dall'amore sarà indubbiamente più semplice. La coppia desiderosa di interrompere il matrimonio non dovrà fare altro che prendere appuntamento, recarsi negli uffici di piazza Fiera, apporre una firma sul modulo che gli viene presentato dall'ufficiale del Comune e, con quel documento, potrà dimostrare a tutti gli effetti il suo cambiamento di stato civile, senza il riconoscimento del giudice, necessario fino a pochi mesi fa.

L'obiettivo del decreto legge 132 è quello di ridurre l'ingolfamento dei processi nelle aule di giustizia, diminuendo contestualmente i tempi di attesa per le coppie che proprio non ne vogliono più sapere di condividere una vita.
Ci sono però dei limiti importanti all'applicazione della legge, in primis il fatto che riguarda solo i casi in cui è presente l'accordo consensuale di entrambe le parti. Di fatto, così, si assottiglia la platea di chi può beneficiare del divorzio lampo. Inoltre potranno separarsi in Comune solo le coppie che non hanno figli minori o figli con handicap.

La «scorciatoia» non varrà nemmeno per i genitori di figli maggiorenni che però non sono autosufficienti dal punto di vista economico. Ciò significa che i nuclei famigliari con a carico i cosiddetti «bamboccioni» dovranno seguire le normali procedure per separarsi.
Altro vincolo posto dal legislatore è quello che il divorzio non sia soggetto a patti patrimoniali: potranno sciogliere l'annullamento rapido del matrimonio solo i coniugi che non hanno pendenze in ballo, come contestazioni sull'assegno di mantenimento. La normativa, comunque, non modifica le tempistiche del divorzio, che potrà essere richiesto solo una volta trascorsi i tre anni dal momento della separazione, un lasso di tempo che il Parlamento vorrebbe ridurre.
Dopo che la giunta comunale lunedì ha approvato la tariffa per la separazione - l'atto costerà 16 euro, esattamente la stessa cifra della pubblicazione di matrimonio -, in questi giorni l'amministrazione sta lavorando per attrezzarsi in vista dei primi divorzi lampo. Ci sono infatti alcune questioni burocratiche sulle quali il decreto non ha fatto piena chiarezza. «Il dirigente e i capiufficio stanno partecipando a dei convegni sul tema e in futuro ci sarà ulteriore formazione del personale. All'inizio ci vorrà un po' di rodaggio, ma credo riusciremo a rispondere a tutte le richieste», spiega l'assessore ai servizi demografici, Renato Tomasi.

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