Vitalizi, ricorsi contro i tagli: ecco tutti i numeri in gioco

C'è chi ricorre dopo aver optato per gli anticipi dei vitalizi, chi invece ricorre pur percependo già l'assegno mensile, volendo mantenerlo integro; ci sono le vedove, ci sono gli ex consiglieri oggi parlamentari. C'è un po' di tutto nella battaglia contro i tagli a privilegi che l'opinione pubblica non è più disposta a tollerare. Ecco allora tutti i numeri in gioco.

Il compianto presidente del consiglio regionale, Diego Moltrer, aveva sempre fatto il calcolo sui possibili ricorsi contro la nuova legge sui vitalizi, approvata nel luglio scorso, tenendo conto di 127 tra ex consiglieri e consiglieri ancora in carica che avevano ottenuto l’anticipo del vitalizio attualizzato, in forza della legge del 2012 e la quota nel Fondo Family, accettando la proposta di ridurre il proprio assegno mensile a 2.800-2.900 euro netti e prendere in anticipo la differenza.

Ma l’elenco dei ricorrenti, che è già arrivato a quota 65 ex consiglieri, in realtà comprende, come si è visto in questi ultimi giorni, anche beneficiari dei vitalizi che non avevano optato per gli anticipi e quindi continuano a prendere l’assegno mensile intero, oppure coloro che avendo alle spalle una sola legislatura, quando era sufficiente per maturare il vitalizio, e non avevano avuto la possibilità di ottenere una quota anticipata perché già percepiscono un assegno mensile inferiore ai 2.800 euro. Questi sono una quarantina, tra cui ad esempio Vigilio Nicolini, Alberto Rella, Giuseppe Agrimi e Italo Craffonara che infatti hanno presentato ricorso. A questi vanno sommate anche le vedove, che ricevono l’assegno di reversibilità e che sono 63. Si arriva dunque a un altro centinaio di potenziali ricorrenti.

Guarda la tabella con tutti i numeri.


Sia le vedove, che non hanno ricevuto anticipi, che gli ex consiglieri che ricevono l’assegno pieno, hanno deciso di presentare ricorso contro la riduzione del 20% dell’assegno previsto dalla nuova legge per tutti gli assegni vitalizi e le reversibilità.


Tra le vedove in causa ci sono Norma Toller, vedova del socialista Walter Micheli, che non vuole rinunciare ai suoi 3.155 euro al mese, che la legge riduce di 600 euro circa, e pure Carla Veneri, vedova dell’autonomista Sergio Casagranda, che riceveva ogni mese una reversibilità di 4.014 euro netti e si è ritrovata una decurtazione di 800 euro, che evidentemente ritiene insostenibile. Stessa cosa per Mirella Betta, (4.012 euro), vedova di un altro socialista, l’ex assessore Riccardo Ricci, così come Ida Prosser, vedova di Gian Carlo Tomazzoni (3.155 euro netti al mese). In tutto sono nove signore che si sono rivolte al giudice. Non è escluso che altre vedove o altri ex consiglieri dunque si aggiungano ai ricorrenti che già ci sono.

C’è poi il caso degli ex consiglieri ma anche ex parlamentari come Siegfried Brugger (Svp) e Giorgio Holzmann che si oppongono sia al taglio del 20% che al tetto al cumulo di vitalizi (quello da parlamentare e quello da consiglieri) che è stato introdotto dalla nuova legge.

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