Avvento in teatro, Natale in palestra

Fuori le luci, le musiche e i colori allegri del mercatino, dentro un altare sobrio, semplice, silenzioso. Ma non siamo in chiesa, siamo a teatro, su un palcoscenico: al Don Bosco di Pergine, che ospita la messa della prima domenica di Avvento. La chiesa parrocchiale, infatti, è chiusa per restauro, e si cercano alternative. Per la messa di Natale, in particolare, servono grandi spazi: quelli della palestra dell'Istituto Marie Curie

di Alberto Piccioni

Il sipario è aperto. Un tavolo in legno con sopra una tovaglia bianca è al centro della scena. Un crocefisso pende dal lato destro. I bambini del coro sono seduti e ripassano le canzoni. La gente arriva pian piano e riempie prima la platea e poi la galleria. Ma non c'è nessuno spettacolo a cui assistere. E c'è un certo silenzio e una sensazione di sobrietà. La liturgia domenicale per i parrocchiani di Pergine, alle 11, si svolge al Teatro don Bosco. È così da domenica scorsa. Ma questa era la prima domenica d'Avvento. Quella in cui si inizia ad aspettare l'arrivo del bambino Gesù. La «povertà» e l'essenzialità della liturgia in qualche modo «stridono» con le luci, i colori, il rumore di «Perzendland» e i mercatini di Natale che si svolgono a pochi passi di distanza. In centro storico.

La necessità diventa virtù: la chiesa parrocchiale, sontuoso esempio di intreccio tra elementi rinascimentali e del gotico tedesco, è chiusa. Si stanno svolgendo dei consistenti lavori di restauro e bisognerà aspettare almeno fino alla prossima estate prima di vederla di nuovo agibile. E allora il parroco, don Remo Vanzetta , ha deciso di celebrare messa in un luogo insolito, ma certamente comodo per tutti. Alcune liturgie si svolgono alla chiesa dei Frati Francescani, ma la messa della comunità, quella delle 11, non poteva essere celebrata negli spazi dei frati. Sabato sera in teatro si è svolta una rappresentazione teatrale: ma la domenica mattina ecco che lo spazio «profano» si trasforma in «sacro» grazie all'intervento dei vari volontari della parrocchia. Quando inizia la messa, celebrata dal viceparroco, don Giorgio Cavagna , il teatro è già pieno. I 150 posti a sedere sono esauriti.

La gente sta in piedi. «Non apriamo il sipario» scherza il sacerdote, inizialmente. Poi nella predica, commentando il Vangelo e l'inizio dell'Avvento come periodo di riflessione su come Dio intervenga nel mondo, nella forma piccola e silenziosa di un evento «banale» come la nascita di un bimbo, accenna alla presenza dei mercatini a Pergine. «Belli, fanno anche loro comunità, mettono insieme tanti volontari: rischiano però di distrarci dal vero senso del Natale». Quello, appunto, che si manifesta nei poveri segni messi su un palco di un piccolo teatro. Una croce, una icona, una lampada portata dai bambini piccoli che si preparano alla comunione e che raggiungono l'assemblea dopo aver svolto la liturgia della parola con il parroco don Remo. Sul finale don Vanzetta annuncia che la messa della notte di Natale si svolgerà nella palestra dell'Istituto Marie Curie: sarebbe impossibile contenere nel Teatro la mole di persone che la Notte di Natale, per tradizione, si assiepa nella chiesa parrocchiale.

Ed ecco la soluzione: il parroco ha fatto richiesta al Comune che gestisce la palestra ed è arrivata risposta positiva, non essendoci alcun regolamento che vieta l'uso della palestra per motivi religiosi. Ci si potrebbe domandare infatti cosa sarebbe successo se la notte di Natale fosse stata la parrocchia di Caldonazzo a dover andare al Palazzetto dello sport: in quel Comune infatti è vietato, per regolamento, l'uso degli spazi sportivi per motivi religiosi ed è stato recentemente negato agli albanesi e macedoni del Forum Alb per la Festa del Sacrificio. Per fortuna il Comune di Pergine non ha questo tipo di regolamenti in merito all'uso degli spazi sportivi: altrimenti sarebbe saltata anche la messa di Natale che, più che un evento tradizionale, è prettamente religioso.
 

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