Meno ricoveri, ma tante infezioni

I ricoveri ospedalieri sono in calo. Nel 2008 sono stati nella nostra provincia 94.050 rispetto ai 94.342 del 2007, per un totale di 425.334 giornate di degenza degli acuti, 118.478 giornate per riabilitazione e 308.841 giornate per lungodegenti. Sono questi alcuni dati diffusi dall'analisi preliminare 2008 sull'ospedalizzazione e il rapporto 2007 sull'attività dei ricoveri diffusi dal ministero della salute

santa chiaraTRENTO - I ricoveri ospedalieri sono in calo. Nel 2008 sono stati nella nostra provincia 94.050 rispetto ai 94.342 del 2007, per un totale di 425.334 giornate di degenza degli acuti, 118.478 giornate per riabilitazione e 308.841 giornate per lungodegenti. Sono questi alcuni dati diffusi dall'analisi preliminare 2008 sull'ospedalizzazione e il rapporto 2007 sull'attività dei ricoveri diffusi dal ministero della salute. Tra la miriade di dati che compongono il rapporto spicca la degenza media giornaliera dei ricoveri per acuti, che in Italia si mantiene stabile dal 2002 intorno ai 6,7 giorni. Il Trentino la degenza media è decisamente più elevata: 7,8 giorni (solo Piemonte e Valle d'Aosta fanno registrare valori superiori). Analizzando la distribuzione delle giornate di degenza per regione, tipo di attività e regime di ricovero, si scopre che nel caso di ricovero di acuti nell'87% i sanitari hanno optato per il regime ordinario e nell'11,8% per il day hospital. Per quanto riguarda i ricoveri per riabilitazione, i day hospital rappresentano poco più del 10% del totale.
Cesarei e appendiciti.
Nello studio sono poi stati messi in evidenza alcuni indicatori di appropriatezza, espressi come tassi di ospedalizzazioni per specifici interventi chirurgici, selezionati fra quelli più frequenti. Tra questi spicca la percentuale di parti cesarei sul totale di parti che nel 2007 in Italia era del 38,39%. In Trentino, nello stesso anno, è stata del 25,96. Percentuale tra le più basse Italia. Fanno invece pensare il 52% della Sicilia, il 49% della Puglia e il 48% del Molise. Tra i più alti d'Italia, invece, i tassi di ospedalizzazione per tonsillectomia (122,29 per 100.000 abitanti), per appendicectomia (136,28 per 100.000 abitanti) e isterectomia (386,01).
Ricoveri e inefficienze.
Più interessanti da analizzare i tassi di ospedalizzazione su alcune specifiche patologie per le quali, l'ospedalizzazione, può essere considerato segnale di inefficienza dell'assistenza primaria e specialistica sul territorio. In Trentino, ad esempio, risulta alto il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato (40,43 mentre la media italiana è 30,66). Superiore alla media anche il tasso di ospedalizzazione per patologie correlate all'alcol 78,28 contro 51,59 (la provincia di Bolzano supera tutti con 214,58), i ricoveri per influenza nell'anziano con 12,51 contro 8,21 e l'ospedalizzazione per insufficienza cardiaca in pazienti con più di 65 anni con 1.351 contro 1.268. Inferiore alla media nazionale, invece il tasso di ospedalizzazione per asma dell'adulto (11,93 contro 14,32). Lo studio sugli indicatori sulla qualità dell'assistenza denotano invece tassi di ospedalizzazione notevolmente inferiori alla media per malattie polmonare croniche ostruttive (78,52 contro la media nazionale di 164), per diabete con complicanze (34,9 contro 42,35) e amputazione dell'arto inferiore in pazienti diabetici (9 contro 12).
Infezioni ospedaliere.
Interessanti da leggere, soprattutto alla luce delle campagne portate avanti anche dall'Azienda sanitaria, i dati sulle infezioni e gli «incidenti» in sala operatoria. Risultano essere inferiori alla media nazionale i numeri sulle infezioni dovute a cure mediche. Su 100 mila dimessi nel 2007 sono state 5,26 contro una media del 6,9. Negativo, invece, il dato sulle infezioni post-chirurgiche che sono state 212,82 su 100 mila dimissioni (superiore a noi solo la Toscana) contro una media nazionale 144,59.
Dopo le dimissioni.
Nello studio viene anche evidenziato cosa succede ai pazienti acuti dopo le dimissioni. Del totale dei dimessi il 3,3%, ossia 1.768, sono deceduti in ospedale (la media nazionale è del 2,6 ma tutte le regioni del centro-nord presentano una percentuale più elevata rispetto alle regioni meridionali). Di contro anche in Trentino è bassa la percentuale di coloro che scelgono di tornare a casa contro il parere dei medici. In Trentino le dimissioni volontarie sono state l'1,2% contro il 12,1% della Campania. Tornando alle dimissioni, l'81,7 dei pazienti torna a casa, l'2,2 viene trasferito in Rsa (percentuale molto alta rispetto alla media nazionale che è dello 0,5%), il 3,9 viene trasferito ad un altro istituto per acuti (contro la media nazionale dell'1,7%).
Tasso di ospedalizzazione.
Il tasso di ospedalizzazione (per 1.000 abitanti) per acuti in Trentino risulta più basso della media nazionale, soprattutto tra gli uomini. Il dato è di 105,69 contro la media di 126, 51 per gli uomini e di 121,26 contro una media nazionale di 134,69 per le donne in regime ordinario. Più bassi della media, sia per maschi che per femmine, anche i ricoveri per acuti in regime di day hospital. Più alti della media nazionale, invece, i tassi di ospedalizzazione per riabilitazione e lungodegenza. Per quanto riguarda quest'ultima voce, come nel resto d'Italia, l'ospedalizzazione delle donne è quasi doppia rispetto agli uomini e raggiunge tassi tra i più alti della nazione. Interventi sugli anziani.
In Trentino gli interventi chirurgici sugli anziani sono maggiori che altrove. Il tasso di ospedalizzaione per 100 mila abitanti per intervento alla cataratta è di 3.338,27 (contro una media nazionale di 1.833) e per intervento di sostituzione d'anca è di 713,93 (556,73 la media nazionale).
Patrizia Todesco

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