È il bambino il vero protagonista

Fertility Day, bambino vero protagonista

Dino Pedrotti

Da destra e da sinistra sono arrivati sarcasmi e critiche alla campagna nazionale sulla «fertilità», un concetto medico che riguarda la capacità di generare (e le cure nei casi di infertilità, sterilità, difetti di fertilità). Lorenzin ha precisato che lei è ministro della Salute e che «è importante separare l'aspetto sociologico da quello sanitario». Altri ministri devono interessarsi invece della «fecondità», definita come l'attitudine a procreare, misurata come numero di figli per donna. È vero che ci sono legami tra le due parole, ma Saviano le ha confuse («il governo deve chiedere scusa agli italiani, offesi da questa campagna sulla procreazione?»). Con lui molti «benpensanti» invitano a boicottare questa «giornata assurda: un insulto alle donne». E si insiste su concetti come diritto e libertà assoluta dell'individuo («Io sono mia»?).

Il problema della «fertilità» riguarda soprattutto ginecologi e andrologi ed è tutto giusto quanto espresso dal primario Luehwink (l'Adige, 2 settembre). La stessa Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) condivide l'iniziativa del Fertility Day «a salvaguardia della natalità nel nostro Paese a 360 gradi». E, secondo i Ginecologi del Territorio, «il Fertility day è stato pensato come un giusto evento, per richiamare l'interesse dell'opinione pubblica sulla necessità di dedicare attenzione alla conservazione del patrimonio riproduttivo, specie in un Paese afflitto da tempo dal fenomeno della denatalità».

Non capisco perché non sia giusto ricordare soprattutto ai giovani che il periodo migliore per «avere» un figlio è concepirlo prima dei 30-35 anni, dicendo esplicitamente che «la fertilità ha età da rispettare». Perché è sbagliato dire a loro che bere molto, drogarsi, fumare riducono la fertilità? È anche giusto, secondo me, rimarcare che «la fertilità è un bene comune: la Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile» (secondo Lucia Maestri si sta perdendo invece «il concetto di maternità responsabile»).

I messaggi che leggo nelle famigerate «cartoline» sono messaggi molto seri di prevenzione primaria che leggo e studio da una vita, ma che non li ho mai visti rimarcare con parole chiare. Per capirli nella loro «essenza», sono messaggi che devono essere messi in bocca a nostro figlio, al nostro futuro figlio. «Se io fossi un bambino, come vorrei essere stato concepito?». La prevenzione primaria della sindrome di Down si fa diffondendo il messaggio che il rischio è triplo tra i 20 e i 30 anni ed è decuplo dopo i 40 anni (e non è «prevenzione» ricorrere all'aborto!). Altre importanti informazioni di prevenzione primaria devono essere dati da operatori ostetrici, genetisti, medici di famiglia. Gli stili di vita dei genitori pre-concepimento (alimentazione, vizi, farmaci, stress?) interessano molto al futuro figlio: ne va della sua qualità di vita!? Tutti hanno accettato che si pubblicizzi il messaggio che «il fumo uccide».

Questo riguarda il singolo che fuma, responsabile nei confronti della sua salute. Nel caso della «fertilità» è ancora più importante divulgare messaggi di prevenzione, perché noi grandi dobbiamo capire il nostro ruolo di responsabilità verso i bambini che mettiamo al mondo, verso le future generazioni e il futuro dell'umanità. Questo se ragioniamo secondo la modalità dell'Essere, coscienti delle conseguenze delle nostre azioni verso gli altri.

Purtroppo i Grandi pensano quasi sempre secondo la modalità dell'Avere («possedere» un figlio, averlo a tutti i costi, avere un erede?) o dell'Apparire («godere» dei suoi sorrisi, esibirlo come un gioiello, viziarlo?). Se consideriamo il figlio un «oggetto di piacere» e ci preoccupano le pesanti responsabilità nei suoi confronti, possiamo anche surrogarlo con un cane. E infatti vediamo in giro sempre più cani e sempre meno bambini? Questo scrivevo su l'Adige del 10.4.2014 (Future generazioni - Se si preferisce un cane a un bimbo). Secondo la paladina della fecondazione assistita Mary Warnock (nel suo libro «Fare Bambini»), il «bene del figlio è solo retorica» e c'è il diritto ad avere un figlio con ogni mezzo.

Anche il problema della «fecondità» riguarda le nostre responsabilità verso il nostro futuro, ma è tutto un altro discorso. L'indice di «fecondità» è molto basso in tutta Europa e questo preoccupa non poco. Avere oggi pochi neonati e molti vecchi (e l'Italia ha un primato mondiale col Giappone!) significa avere tra vent'anni pochi lavoratori che devono pagare tante pensioni di vecchiaia? È un problema internazionale e sono i governi che devono favorire la «fecondità», con misure che facilitino soprattutto le madri lavoratrici.
dinopedrotti@libero.it

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