Tra libertà e vita spostata on line

Tra libertà e vita spostata on line

di Alessandro Tamburini

Dall’avvio della Fase 2, una settimana dopo l’altra le maglie del lockdown si allargano e le persone riacquistano nuovi spazi di libertà per muoversi e incontrarsi.

Per accedere a consumi e servizi che a loro volta si rimettono in moto dopo la lunga quarantena. Molti manifestano il bisogno di approfittarne di corsa, di dare immediato sfogo a bisogni o desideri accumulati dopo tanta astinenza. Sono anzitutto i più giovani, che già vengono stigmatizzati per la smania di movida e comportamenti non rispettosi delle norme di sicurezza stabilite. Ma sono tanti anche quelli che non hanno alcuna fretta di lanciarsi alla ricerca della normalità perduta, ancora non si fidano dei pur rassicuranti dati sulla curva dei contagi e si mostrano riottosi ad abbandonare il sacrificato ma rassicurante equilibrio acquisito nei mesi scorsi. Sembrano almeno per il momento appagati dalle relazioni che gli vengono offerte dal proprio nucleo famigliare, da una cerchia di amici fidati o di vicini di casa. Si sono legati a un regime di vita limitato, ma di cui hanno avuto modo di cogliere qualità insospettate e preziose, come l’essenzialità. Hanno acquisito nuove abitudini da cui è difficile staccarsi. Hanno scoperto risorse e condizioni apprezzabili al punto da non volerle più dismettere, su tutte quella dell’autosufficienza o, per usare un termine ancora più forte, dell’autarchia.

Ridurre allo stretto indispensabile i rapporti col mondo esterno comporta delle rinunce, ma può dare anche la gratificante sensazione di bastare a se stessi. Fare la spesa di rado e solo per approvvigionarsi dell’indispensabile evita di esporsi ai rischi, reali o presunti, insiti nel contatto con gli altri, fintanto che il famigerato virus resta in circolazione. Incontrare altre persone può risultare mortificante, o essere fonte di stress, fintanto che avviene con modalità costrittive, devi indossare la mascherina e restare a distanza, non ti senti tranquillo di mangiare e bere in compagnia, o di fare una semlice partita a carte. Il rapporto tra costi e benefici risulta controverso, e nel dubbio, l’idea di restare a casa trova molte ragioni per prevalere.
In tutto questo hanno svolto un ruolo decisivo le opportunità offerte dalla Rete, e mai come in quest’ultimo periodo hanno furoreggiato parolette come “on line” e “App”, per indicare pratiche già in uso da tempo, ma di cui l’emergenza ha ingigantito rilevanza e volume. Sono aumentati, come era ovvio accadesse, gli acquisti in Rete, il lavoro da casa, gli incontri in video conferenza, le opportunità di richiedere documenti e svolgere le più diverse attività, oltre a innumerevoli altre funzioni, molte delle quali rese disponibili ex novo. Senza dimenticare la realtà scolastica, che per specificità e rilevanza merità però un discorso a parte.

Con una semplice App è diventato possibile accedere a nuovi servizi, seguire spettacoli di ogni genere, visitare musei e luoghi d’arte fruendo di innovative e mirabolanti interattività, organizzare cosiddetti aperitivi di gruppo, oltreché praticare sport da casa, seguire ogni evento della Fiera del libro di Torino, e perfino, una delle ultime novita, tenere assemblee di condominio a distanza, opportunità, quest’ultima, ghiotta e attraente in assoluto.

Viene perciò da domandarsi, dopo mesi in cui la gente si è abituata a vedere i film solo in DVD o in Streaming, e in cui le già seguitissime Serie hanno acquistato spazi ulteriori, quanti avranno voglia di lasciare la comodità del proprio divano per ritrovare la strada dei cinema, specie se questi restassero a numero chiuso e con obbligate prenotazioni. Come pure con quale entusiasmo anche i più irriducibili fan delle librerie torneranno a frequentarle, magari ancora con guanti e mascherine, dopo aver sperimentato servizi on line che consentono di ricevere a casa propria e in un paio di giorni qualunque volume, e per giunta a un prezzo inferiore. E non sono che un paio degli esempi più immediati.

Motivi di sicurezza, perduranti almeno fino a quando le prospettive epidemiologiche non saranno definite del tutto, e altri di economicità, di comodità, o pigrizia che dir si voglia, combinati con la forza delle abitudini acquisite e dell’assuefazione che spesso hanno prodotto: tutto lascia pensare che il primato, o l’egemonia assoluta, che la sfera virtuale ha acquisito in questi mesi, avrà una ricaduta di ampio respiro, e una durata che andrà ben oltre quella della pandemia in corso. E che perciò il distanziamento sociale non resterà solo misura temporanea, ma farà passi da gigante, mi si perdoni il doppio ossimoro, divenendo ancora più stanziale nella nostra esistenza.

Le statistiche ci dicono che da molti decenni a questa parte ogni generazione trascorre fuori casa meno tempo di quella che l’ha preceduta. Che le persone si incontrano sempre di meno e perciò decresce il numero di quelle che abbiano occasione di incontrare nell’arco della nostra vita. Forse un altro passo di quella mutazione antropologica che Pasolini intuiva e delineava già mezzo secolo fa sta avendo o ha già avuto luogo.

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