Le nostre mascherine realizzate in casa

Le nostre mascherine realizzate in casa

di Eliana Agata Marchese

A spettiamo con trepidazione le mascherine: i bambini hanno sentito che ci sarà una distribuzione sul territorio da parte dei vigili del fuoco. La notizia è particolarmente eccitante.

I pompieri occupano da anni un posto sul podio personale degli eroi di Luciano, insieme agli agenti di polizia e al paladino Orlando. Mio figlio continua a fantasticare sul fiammante camion rosso che si fermerà proprio qui, davanti al cancello, ed esce sul balcone ogni quarto d'ora per monitorare la stradina d'accesso. Si potrebbe obiettare che i bambini non devono andare da nessuna parte, e quindi le mascherine a loro non servono. Ma il fatto di essere rimasto chiuso in casa nelle ultime cinque settimane non suscita in Luciano nessun dubbio; lui la mascherina la vuole e basta.

Caterina e Silvia, nel frattempo, si sono fatte una cultura: conoscono la differenza fra mascherine "altruiste", mascherine "intelligenti" e mascherine "egoiste". Discutono di valvole e tessuti con la dimestichezza dell'esperto. Scalpitano per poter avere una foto da spedire ai nonni, ma cercano di non darlo a vedere: nel loro codice di comportamento di sorelle maggiori è fondamentale distinguersi dal fratellino.

Anche i parenti contribuiscono a creare dibattito sul tema: mia zia, che ha l'istinto della fashion blogger, in questi giorni continua a inviare selfie con foulard di ogni colore che le coprono la testa e il viso, lasciando liberi solo gli occhi. Per difendersi dal Coronavirus la zia preferisce il metodo tuareg. Sui profili social degli amici compaiono foto con pollici in alto e mascherina. Indossarla per molte ore non dev'essere esattamente piacevole - le immagini del personale sanitario con i segni sul viso lo dimostrano - ma di solito evito di farlo notare. Dunque, in attesa che un alato camion rosso venga a farci visita, oggi la mia sfida di madre in quarantena è contenere l'eccitazione del piccolo.

Ci vuole un surrogato. Mi armo di tablet e cerco su internet: "come produrre una mascherina in casa". Non ho la minima manualità con ago e filo: in genere mi affido a mia madre anche per attaccare un bottone; in tempi di clausura non si può, e quindi giriamo per casa con i vestiti tristemente mezzi aperti. So bene che una mascherina prodotta da me non avrà nessun valore protettivo, anche ammesso (e non concesso) che i tutorial in rete siano validi.

Ma tant'è, a noi basta l'idea per il lavoretto di oggi. Dopo lunga ricerca trovo un suggerimento all'altezza delle mie capacità e dei materiali che ho: mascherina con carta da forno; in casa ce n'è sempre, perché la uso per riscaldare le pietanze surgelate con le quali nutro la famiglia. A questo punto non facciamo altro che piegare il foglio a fisarmonica, metterlo davanti al viso e attaccarlo alle orecchie con due elastici. Il gioco è fatto. Probabilmente la mascherina non serve a nulla, se non a sudare tremendamente. Non è un problema: nell'ultimo mese i bambini non sono mai usciti, se non per andare nel giardino di casa, e temo che il programma sia lo stesso anche per le prossime settimane. Luciano è tutto contento, indossa il suo ritaglio di carta da forno e corre sul balcone ad aspettare i vigili del fuoco.

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