Bimbi esplosivi, serve un “viaggio”

Bimbi esplosivi, serve un “viaggio”

di Eliana Agata Marchese

I bambini saltano dal divano, corrono sulle scale, tirano oggetti; la clausura li rende esplosivi: è il momento di un viaggio.

Sono stata ad Atene una volta sola, subito dopo la laurea, e ho sempre sognato di portarci i miei figli. Detto e fatto: oggi si evade, destinazione Grecia. Insieme a Caterina e Silvia recupero la guida al museo dell’acropoli - regalata dalla zia e mai fino ad oggi aperta - e accendo il computer. Da un pezzo gira sui social una lista dei link a dieci musei da visitare senza muoversi da casa. Oggi il nostro appuntamento di homeschooling riguarda la scultura greca. Per animare un po’ queste lezioni organizzo delle gare didattiche. L’altro giorno Caterina e Silvia si sono sfidate con domande sul Medioevo, oggi devono indovinare dieci statue che abbiamo scelto insieme, collocandole nel periodo giusto. Il tutto è reso interessante da un premio: chi associa correttamente più immagini potrà scegliere il menu per la cena.

Un patto vantaggioso per tutti: la loro preferenza cade sempre su piadina e formaggio oppure pizza surgelata; quindi, chiunque vinca, io il mio premio ce l’ho già, perché so che non cucinerò. Il viaggio virtuale ci dà l’illusione di un respiro (la prossima volta andiamo a vedere il Prado), anche perché il momento di massima mondanità della mia giornata è stato andare a buttare la spazzatura con Luciano. Fortuna che il nostro cancelletto è abbastanza lontano dall’isola ecologica, così ho il tempo di alzare la testa e assicurarmi che oltre il soffitto ci sia ancora un cielo. Tra parentesi, mi sembra che in questo periodo di reclusione stiamo producendo tonnellate di spazzatura; se tutti tengono il nostro ritmo, passato il Coronavirus bisognerà pensare a nuove discariche.

Rientro a malincuore dopo la passeggiata ai cassonetti. Silvia ha trasformato il giardino nella sua palestra personale di ginnastica artistica; al mattino, finiti i compiti, si mette il body e inizia con verticali e salti vari: è il suo modo di sfogare l’energia repressa. Le ho fornito due materassini da mare in modo che si possa allenare anche a terra. Caterina, dal canto suo, vive tutta la casa come un ufficio privato. Nonostante le materne urla, ogni centimetro quadro rivela tracce del suo passaggio: ci sono ovunque libri, vestiti, spartiti musicali e perfino la custodia del violoncello, che proprio piccolina non è.

Se si segue la scia, come con Pollicino, a fine percorso si trova mia figlia maggiore rannicchiata col portatile sulle ginocchia, a seguire la lezione della sua insegnante (o a chiacchierare per ore con le amiche) nell’unico angolino rimasto libero. Luciano, da sempre, considera l’appartamento come un’area di demolizione; è in grado di rompere qualsiasi cosa in pochi secondi. D

i solito, quando all’ora di pranzo mi tolgo le cuffie e chiudo il collegamento con gli studenti, per prima cosa procedo all’inventario dei cocci. Differenzio tutto scrupolosamente nei sacchetti e parto per una passeggiata ristoratrice all’isola ecologica, spesso accompagnata dal piccolo che spinge una carriola. Ci sarebbe davvero bisogno di uscire, ma per ora non se ne parla. Oggi ad Atene, domani al Prado.

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