Pazienza messa a dura prova

Pazienza messa a dura prova

di Eliana Agata Marchese

Mamme chiuse in casa, unitevi e confermate: rimanere fra quattro mura insieme alla prole non è facile come ci hanno detto.

Altrimenti qualcuno mi spieghi il suo segreto: ci dev'essere qualcosa che non capisco bene. Controllo compulsivamente Internet alla ricerca di idee per affrontare la clausura da Coronavirus; sono certa che troverò una formula risolutiva. Il primo consiglio che leggo: parlate ai vostri figli senza alzare la voce, capiranno meglio. Sarà: ma io, per quanti sforzi faccia, non riesco a far passare messaggio alcuno se non lo sottolineo con alto numero di decibel.

Ieri i bicchieri usati al mattino sono rimasti tutto il giorno su un davanzale, nonostante ripetuti pacati richiami. Poi, quando in serata ho urlato, i bicchieri hanno raggiunto la lavastoviglie. Obiettivo dialogo: fallito. Del resto anche i miei figli hanno solo due toni di voce: forte e fortissimo. A fine giornata sento ancora il rimbombo delle loro urla nelle orecchie; l'effetto è peggiore di quando da ragazza uscivo dalla discoteca. Ma non mi perdo d'animo e continuo a guardare in rete.

Secondo consiglio: coinvolgete i figli nei lavori domestici. Benissimo, provo a dare compiti fissi: apparecchiare e sparecchiare la tavola. Tuttavia sospetto che i miei figli abbiano una memoria selettiva, perché il cibo se lo ricordano, la tavola la dimenticano. Se avessi avuto un soldino per tutte le volte che ho ricordato loro di disporre le posate adesso potrei cambiare la macchina. Se poi ricevessi un soldino anche per tutte le volte che grido «Basta!» avrei esaurito le rate del mutuo. Ad onor del vero, però, devo dire che al mattino Caterina e Silvia rifanno i letti di tutta la famiglia: un grande obiettivo raggiunto solo al prezzo di una piccola minaccia, ma questo agli esperti è meglio non dirlo. Camminando per casa inciampo su un Lego, scivolo su una macchinina e mi rimane il piede appiccicato a una chiazza zuccherosa per terra. Obiettivo ordine e pulizia: fallito. Soltanto Luciano ha sviluppato una passione per l'aspirapolvere, a cui ogni tanto ricorro per impegnarlo. Il rimbombo si sente in tutte le stanze, ma lui almeno si sfoga.

Altro consiglio importante: lasciate che i vostri figli si annoino, la noia sviluppa la creatività. Io direi che la noia è fisicamente pericolosa: dall'inizio della quarantena il numero delle zuffe dei miei figli, già pericolosamente alto, ha avuto un'impennata. Al momento la creatività la sfogano inventando sempre nuovi motivi per darsele di santa ragione. E hanno, per risolvere qualsiasi problema, un unico magico richiamo: «Mammaaaa!». Sarà anche la parola più bella del mondo, ma alla milionesima volta in un giorno, l'effetto poetico viene un po' meno. Non ho dieci minuti di fila per fare nulla: che io sia collegata per una lezione, in riunione coi colleghi o al telefono coi genitori, l'attenzione è spesso distratta dai disastri della stanza accanto.

Penso a una via d'uscita: potrei chiudermi in bagno. Fingere sordità. Farmi prestare il cane dei vicini per una passeggiata a tempo indeterminato. Poi mi fermo un attimo; guardo Caterina, Silvia e Luciano: sono disorientati, come tutti; fronteggiano quotidianamente i compiti, la lontananza dai nonni, l'assenza degli amici; anche i miei figli sono impegnati in una battaglia che sembra troppo grande. Respiro forte e rimango calma. Non penso di essere in prima linea; sono fortunata a rimanere in casa, a seguire i miei studenti da lontano e i miei bambini da vicino: ma un pezzettino di Italia lo salvano anche le mamme che tengono i nervi saldi e cucinano per tutti.

comments powered by Disqus