Sono diventata una youtuber

Sono diventata una youtuber

di Eliana Agata Marchese

Sono una youtuber. Mia figlia di mezzo è particolarmente orgogliosa: «Come i Me contro te!» ha commentato estatica. Io francamente i «Me contro te» non li avevo mai sentiti; anzi, mi stupisco di come lei li conosca. Quando chiedo lumi si allontana sdegnosa.

E quindi continuo a non saperne nulla; sospetto tuttavia che non insegnino latino in video, cosa che invece faccio io. La didattica online ci obbliga a diversificare le modalità: le conferenze in diretta vanno benissimo per mantenere il contatto e per correggere gli esercizi, ma spiegare un argomento nuovo è veramente difficile. Salta l’audio, l’immagine sfarfalla, Luciano tenta di fare irruzione armato di palloncino. Provo a caricare in rete mappe concettuali e analisi guidate, ma ho paura di avere un po’ l’effetto “compiti delle vacanze”, a cui peraltro sono contraria.

Propongo audiolezioni: in questo modo i ragazzi hanno il vantaggio di poterle ascoltare quando vogliono (molti, tra l’altro, hanno il problema del computer in condivisione con i fratelli), magari seguendo il libro e senza distrazioni. Con una pecca soltanto: toglietemi tutto, ma non la lavagna. E in audio la lavagna ovviamente non c’è. Segno del destino, del resto: proprio l’ultima volta che ci siamo visti a scuola, i ragazzi di seconda mi avevano chiesto: «Prof, perché non apre un canale YouTube?». Non so se anche loro avessero in mente i “Me contro te”, ma eccomi. Ho un microfono nuovo di zecca pinzato al colletto, la lampada la prendo in prestito dal comodino di Silvia. Ogni tanto Luciano apre la porta della cucina e bisogna rifare tutto, oppure ho messo l’acqua sul fuoco e devo correre ad abbassare la fiamma: il bello della diretta. La lavagna però si vede bene e non c’è niente da fare, è sempre lo strumento migliore. Come nome del canale ho scelto un’espressione che in classe uso spesso: fiat lux, avvenga la luce. Prima o poi si vedrà, questa luce in fondo al tunnel.

In un momento in cui anche la messa è in diretta Facebook (il che mi ricorda con tenerezza mia nonna davanti alla televisione a vedere il Papa) siamo tutti in cerca di nuove soluzioni. Con la speranza che quest’isolamento da Coronavirus ci lasci anche qualcosa di buono: una dimestichezza maggiore con la tecnologia, e un archivio di ripasso che i miei ragazzi potranno usare negli anni, al di là della necessità contingente. Altra grande notizia è che da internet, puntuali anche in tempi di isolamento, mi sono arrivate le cuffie con microfono per il computer.

Questa mattina ho fatto lezione in videoconferenza sentendomi l’impiegata di un call center, ma almeno distinguevo bene le voci degli alunni; dall’altra parte loro sentivano bene me, e non i litigi di Caterina e Silvia: alle mie figlie manca la vita sociale, si innervosiscono, stare chiusi in casa non è facile. Per un ragazzo forse è ancora più difficile, perché va contro la sua natura. Coraggio, però, non durerà per sempre. Prossimo argomento, l’ablativo assoluto. Sperando che mio figlio non abbandoni troppi giocattoli sul mio traballante set di registrazione, altrimenti prima di impugnare il gesso dovrò riordinare. Ma anche questa è la scuola che resiste.

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DIARIO 2: Il compleanno anti-Coronavirus

DIARIO 3: La perifrastica attiva davanti allo schermo

DIARIO 4: La “paghetta” data in beneficenza

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