Il compleanno anti-Coronavirus

Il compleanno anti-Coronavirus

di Eliana Agata Marchese

Le prime a sparire sono le candeline dalla torta: evitiamo di soffiare all’impazzata sulle fiammelle. Al loro posto ci sarà un piccolo piedistallo in legno e due razzetti che si spengono da soli, senza emissione di fiato. Caterina sta abbandonando inesorabilmente l’infanzia (12 anni! Suona perfino minaccioso) ma vive ancora un’età in cui festeggiare è importante.

Io e il suo papà ci abbiamo pensato; avevamo fissato l’appuntamento pochi giorni fa, quando tutto ancora era diverso; ieri qualche dubbio ci è venuto; alla fine, però, abbiamo deciso di salvarle la giornata: sarà un compleanno anti-Coronavirus. Poche invitate, solo le quattro amiche più strette; camminata in montagna, all’aperto, invece della festicciola in casa. Al ristorante di fine sentiero, dove per fortuna ci conoscono, abbiamo chiesto due tavoli, di cui uno molto grande, in modo da mantenere la distanza di sicurezza, e una sala soltanto per noi; negli anni passati era molto apprezzata la tombola tutti insieme al rientro, ma stare spalla a spalla al tavolo della nostra cucina ci sembrava non necessario; abbiamo sostituito il gioco casalingo con un frisbee.

Leggero, economico e soprattutto si gioca stando a distanza. E poi mille raccomandazioni: niente baci, niente abbracci prolungati; in deroga al rispetto per l’ambiente (ma per una volta ci sentiamo giustificati) abbiamo dato ad ogni bambina, per la camminata, una bottiglia d’acqua usa e getta, etichettata con il nome: attenzione, ragazze, niente bottiglie che passano di mano in mano.

Enorme dotazione di fazzoletti di carta, salviette umidificate per le mani e giro di amuchina in gel prima di mangiare. Ammetto di non essere stata sempre ligia alle raccomandazioni di medici e pediatri, ma questa volta è diverso. Cerchiamo di stare attenti, per il bene della comunità.
Caterina, a parte qualche momento di crisi quando abbiamo tagliato una torta spoglia, non l’ha presa male: quel che contava, in fin dei conti, era camminare di nuovo al sole, giocare con la neve appena arrivati un po’ in quota, scherzare con le amiche di sempre, vivere.

La bella giornata ha aiutato: figli e ospiti sono rimasti quasi tutto il giorno all’aperto, che di questi tempi è quello che ci vuole. Luciano si è lasciato scivolare sulla neve; al rientro a casa era fradicio e ha dichiarato che «si sta molto meglio senza scuola, insieme alla mia famiglia». Alle due maggiori, invece, la scuola manca come manca a me; ma oggi, nonostante l’amuchina, ci è sembrato di tornare alla normalità. Abbiamo riso tanto: come si ride quando si cerca di ripararsi, come si ride per esorcizzare: era il compleanno di Caterina, nonostante tutto.

Questo, però, è avvenuto dopo; prima c’è stata la mia sveglia all’alba, più presto rispetto a quando a scuola devo andarci per davvero: dovevo trovare un momento per scrivere a tutti i genitori dei miei studenti che avevano prenotato il posto alle udienze, prima che anche le udienze fossero cancellate; dovevo finire di preparare un’audiolezione sui Promessi Sposi per la seconda e monitorare la traduzione di un brano dell’Eneide in quarta. Vogliamo ancora leggere Virgilio, l’amore di Didone per Enea, la notte dell’Innominato e di Lucia. Sabato mattina è momento di lezione, nonostante tutto.

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