In cucina è comparsa una lavagna

In cucina è comparsa una lavagna

di Eliana Agata Marchese

In cucina è comparsa una lavagna. Lavagna uguale lezione: una bella prateria in ardesia rimane lo strumento principe.

Una bella prateria in ardesia rimane lo strumento principe, e anche il più bello, nonostante qualche antipatico inconveniente rappresentato dalla polvere di gesso. Ma lezione significa organizzazione, e per oggi la nostra lavagna serve a questo. Animata dal sacro fuoco della madre con tre bambini, spinta dalla motivazione dell’insegnante con mania di controllo, ho stilato insieme ai miei figli un’implacabile tabella di marcia: la nostra sopravvivenza ai tempi del coronavirus.

Ho un figlio piccolo alla scuola materna: si chiama Luciano, in famiglia è l’unico ad aver accolto con euforia lo stop delle lezioni e infatti questa mattina correva per casa improvvisando variazioni sul tema: «Fugatti ha chiuso le scuole! Fugatti ha chiuso le scuole!». Tanto entusiasmo sta già impattando sull’ordine-disordine di casa; chi ha conosciuto bambini di tre anni sa bene cosa intendo: dopo un giorno soltanto, l’appartamento è già un campo di battaglia.

La figlia di mezzo - Silvia - ha nove anni e fa la quarta elementare: vive con rammarico la notizia per cui sono sospese anche le gare sportive, visto che non vedeva l’ora di farsi onore come ginnasta. Scuole e palestre chiuse impongono che anche per lei si inventi qualche attività, ben più dei compiti che le maestre hanno avuto il tempo di assegnare.

La figlia maggiore, Caterina, è in prima media; non sopportava l’idea di saltare il tema in italiano in classe, ma si è parzialmente ripresa quando la sua professoressa ha inviato le consegne via Google: al momento io e lei ci contendiamo l’unico computer di casa, perché nel frattempo anch’io mi metto alla prova con la didattica online (insegno Italiano e Latino al liceo «Da Vinci») e quindi vorrei registrare audio e video, inviare mappe concettuali e collegarmi in videoconferenza con le mie classi; il tutto mentre il piccolo, sfinito dall’esultanza, piagnucola e mi chiama per la merenda.

In casa mia monitoriamo ogni ordine di scuola (dalla materna di Luciano al triennio superiore dei miei studenti) e arginiamo l’emergenza come si può; e dunque, abbiamo scritto alla lavagna indicazioni scrupolose.

La prima sveglia è per me: ho i materiali e le lezioni da preparare - e inviare - prima che si alzi la numerosa figliolanza. In mattinata mamma al computer, compiti ognuna nella propria stanza per le ragazze, piccolo allo stato brado. Segue pranzo, poi due ore di home-schooling: tempo che vorrei riempire insegnando a Silvia come si fa una ricerca su internet, spiegando a Caterina la bellezza di un sonetto e facendo qualche lavoretto con Luciano.

Vorrei che nei momenti di home-schooling rientrasse anche qualche lavoro di casa; che imparassero a far la spesa controllando le scadenze, o a programmare la lavatrice sulla base dei tessuti; vorrei che fosse l’occasione per una scuola di vita, e che resistessimo alla paura. Vorrei che anche i miei studenti lavorassero almeno un po’, e che la scuola non li abbandonasse, nemmeno in un frangente così difficile. Il senso è trovare un senso a questo tempo che non deve rimanere vuoto. Per questo, in cima alla lavagna, prima ancora della tabella di marcia, abbiamo scritto: Noi non ci arrendiamo.

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