Grazie alle "sardine" l'Italia si è svegliata

Grazie alle "sardine" l'Italia si è svegliata

di Sandra Tafner

Tanto tuonò che piovve. Alla fine, insomma, a forza di tirare la corda è probabile che si spezzi. Questa non è una certezza, è una speranza. Finalmente sembra che il Paese - una parte del Paese - stia uscendo dal lungo sonno. Ben alzato Paese. La prima scintilla di energia è venuta dai giovani - ed è una cosa bellissima - ma il fuoco si sta propagando anche fra gli adulti, gli anziani, gli uomini, le donne, tutti quelli che ragionano con la testa e non con la pancia. Di là c’è Salvini che al momento non sa che pesci pigliare, anche perché si vede passar davanti banchi di sardine che sono pesci piccoli, ma quando fanno gruppo diventa difficile fermarli. Prova con battute fiacche a incoraggiare le sue truppe, quelle sardine lì se le mangiano i gattini, dice. Talvolta però le sardine possono anche restare sullo stomaco.

L’impressione, stando agli episodi recenti, è che il numero di questi modesti pesciolini si stia moltiplicando, tutti con la voglia ritrovata di dire ci siamo e vogliamo fermare la violenza verbale e non soltanto quella verbale, basta con l’odio sociale, basta con l’inutile perdita di tempo. Sembrava che la gente avesse perso il gusto di reagire, troppa rassegnazione in giro, talvolta molta paura, meglio rinunciare, non esporsi, non partecipare. E invece non è vero che il popolo è bue, molta parte del popolo non lo è, solo che qualcuno lo solleciti e gli dia voce. Popolo allora ridiventa una parola nobile.

L’idea di muoversi è partita da quattro ragazzi, è dilagata sul Web - che in questo caso ha messo a servizio tutta la sua utilità a differenza di quando viene scioccamente abusato - è stata accolta come un appello irrinunciabile perché la misura era colma e perché, forse anche quelli tentati finora dall’indifferenza, hanno capito che non serve mugugnare a casa o tirar giù due imprecazioni al bar ma bisognava agire. Oggi e domani nelle piazze, ma poi in tutte le occasioni in cui uno possa dire la sua senza essere pilotato. Una scelta autonoma è faticosa, certo, ma vale mille volte di più e allora si potrà ricominciare a parlare di cittadini.

È pur vero che in tempi grigi basta un guizzo per sognare, non è la prima volta che succede e purtroppo è proprio questo che non permette, pur nell’euforia, di vedere soltanto il bicchiere mezzo pieno. Ricordiamo, e come dimenticare, i girotondi esplosi a Roma, quando sembrò una boccata d’ossigeno nell’asfissia berlusconiana. Era il 2002, ma ben presto i girotondi smisero di girare. Cinque anni più tardi Beppe Grillo si mise in testa alle schiere dei Vaffa days, questa sì che sembrò una bella protesta, forte, non le mandava a dire a nessuno, che il governo tremasse. Si concluse nel 2009 con un cambio di nome, i Vaffa diventarono 5 Stelle e oggi non sanno più chi mandarci a Vaffa perché al governo stanno anche loro e appaiono disorientati, dando manganellate di qua e di là ai partner e pure a se stessi, col rischio che al Vaffa adesso ci vadano loro. Nel frattempo, proprio nel 2009, arrivò il Popolo viola ancora contro Berlusconi e il movimento si chiamò il No B.Day. Non tutti se lo ricordano.

Adesso ecco le sardine e ancora si riaccende la speranza. Il governo traccheggia, troppe le liti inutili e troppo poche le soluzioni dei problemi urgenti. Il Paese non sta bene - tanto per usare un eufemismo - ma sembra ancora una volta pronto ad afferrare i sogni. Se il governo è fermo, allora che si muova la gente. Si sono mossi i giovani che non sbandierano etichette e non perchè non esistano più le ideologie, semplicemente perché è il momento degli ideali. Poi si sa che non è vero quello che tanti politici vanno ripetendo, che destra e sinistra non esistono più, certo che esistono, ma se dà fastidio basta chiamarle in altro modo, pur che sia chiara la differenza fra il pensarla in un modo e pensarla in un altro. Fra democrazia, populismo, sovranismo. Che poi qualcuno voglia leggere etichette tra le migliaia di persone assiepate nelle piazze e nelle strade forse è solo perché non ha capito la differenza tra partiti e politica. Politica è la vita reale, la vita quotidiana coi suoi problemi concreti da risolvere, il lavoro, la scuola, i diritti, i doveri.

C’è da augurarsi che questi giovani non si fermino, che non si lascino impaurire da eventuali manate di fango, che puntino a un obiettivo per il bene proprio e della collettività. Ma devono sapere che, per non finire come i movimenti che li hanno preceduti, dopo la ventata della rinascita bisogna che qualcuno prenda in mano le redini, bisogna che il sogno non svanisca con le luci dell’alba. La ventata pare seria, non lasciamola esaurire e non lasciamo che qualcosa o qualcuno venga ad inquinarla con false promesse o con funeste previsioni. In molti ci proveranno, bisogna resistere e alla fine concludere. Quando sarà il tempo, con tutta la preparazione necessaria, c’è sempre un’arma non violenta in mano ai cittadini. È l’arma del voto, sarebbe imperdonabile sprecarla.

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