Aiuti internazionali i tagli fanno male

Aiuti internazionali, i tagli fanno male

di Luigi Panizza

In questi giorni ho letto sulla stampa locale le intenzioni di cambiamento che si vogliono introdurre relativamente agli interventi a favore della Cooperazione Internazionale. Cioè la cancellazione dal bilancio dello 0,25% riservato a questo scopo lasciando alla Giunta la competenza di stabilire anno per anno l’importo da stanziare. Inoltre verrà stabilito il limite del 50% quale contributo provinciale per finanziare i progetti di Solidarietà internazionale inoltrati dalle associazioni di volontariato. Il restante 50% sarà a carico delle associazioni. Fino ad ora i contributi provinciali potevano arrivare al 70-80% e fino al 100% in caso di intervento diretto provinciale.

Questo cambiamento non è un miglioramento, ma un peggioramento. Si sa che questi soldi vengono stanziati a favore dei Paesi più poveri. E sono in particolare le associazioni che li utilizzano per finanziare i progetti della solidarietà internazionale.

È chiaro che diminuendo gli aiuti si potranno realizzare meno opere. E tutto questo è in evidente contrasto con lo slogan che si va dicendo «aiutiamoli a casa loro». Salvini il 19 maggio alle ore 21,10, alla trasmissione l’Arena, ha detto che «gli aiuti dati all’Africa sono oro». Le nuove norme restrittive che propone la Giunta Fugatti, non vanno certo nella direzione di «aiutiamoli a casa loro».

Ma c’è sempre la possibilità di ripensarci e rivedere i propri intenti. Per parlare in generale: grazie agli aiuti della Regione e della Provincia (oltre a quegli dei privati) i missionari e le associazioni di volontariato hanno potuto negli anni scorsi fare tante opere. Tutto questo ha veramente aiutato i popoli del terzo mondo a rimanere a casa loro e a camminare con le proprie gambe. Quanti progressi economici, sociali e culturali ci sono stati dove si è potuto intervenire. Perché rallentare tutto questo? Perché frenare questo processo?

Se si hanno dei dubbi sull’uso del denaro pubblico si vada a vedere (come hanno fatto gli assessori precedenti) come le associazioni hanno investito i contributi ricevuti dalla Provincia.

Ben vengano i controlli sul corretto uso del denaro pubblico. Ci si accorgerà solo di quanto bene è stato fatto e si può ancora fare per i paesi poveri con l’aiuto della solidarietà. Sono convinto che se si potesse vedere e conoscere di persona, come è capitato a me, la cruda realtà della vita di questi popoli poveri, certi dubbi o pregiudizi scomparirebbero immediatamente.

Pensiamo inoltre ai benefici dei quali noi tutti godiamo attualmente per lo sfruttamento nel passato e nel presente del suolo africano. Se fossi al vostro posto, dopo quanto ho visto, proporre o approvare quanto è stato ventilato mi farebbe, come si dice, “tremare le le vene e i polsi”. Mi chiedo anche: che esempio daremo ai nostri figli? Perché compromettere ciò di cui possiamo andarne fieri?

Non compiamo azioni delle quali un domani dovremo solo pentirci. Purtroppo il detto «lontan dagli occhi lontan dal cuore» è un pericolo che si corre. Non deludiamo e non rendiamo più difficile l’impegno di tanti missionari e volontari trentini che aiutano veramente, con opere concrete, le popolazioni povere a rimanere a casa loro. Non è merito nostro se viviamo in un paese dove c’è un certo benessere e non è colpa loro se sono nati in un paese povero. Perché togliere a chi si trova nell’indigenza per darlo a chi gode già un certo benessere? Se ci sono particolari e urgenti bisogni locali da soddisfare perché non si ricorre ad altre voci di bilancio? Bisogna proprio colpire la solidarietà?

Sulla linea della comprensione solidale penso siano d’accordo i sostenitori di qualunque forza politica. Non giriamo dall’altra parte la faccia di fronte al bisogno. Se cambiare idea può sembrare un cedimento, in realtà è un sussulto di ragionevole sensibilità conseguente soprattutto alle testimonianze del mondo della solidarietà.

Vorrei concludere questo mio intervento con un accorato appello alla maggioranza a ben riflettere prima di votare. Ve lo dice chi ha gestito una responsabilità amministrativa come la vostra, ma soprattutto chi da 17 anni e 37 viaggi (naturalmente pagati di propria tasca) fa esperienza come volontario in Kenya.
L’associazione “Valdisole solidale”, che presiedo, ha costruito negli anni scorsi strutture sanitarie, acquedotti, scuole professionali maschili e femminili ed altre opere minori. Quanto è stato realizzato, come per le altre associazioni, è stato possibile grazie all’intervento pubblico della Provincia.

Con le nuove norme si potranno costruire meno scuole, meno orfanotrofi, meno ospedali, meno acquedotti, meno fattorie. Questo vuol dire più bambini abbandonati e quindi più morti infantili, più persone senza cure sanitarie, maggiore diffusione delle malattie, più giovani senza istruzione e formazione professionale, minori possibilità di coltivare razionalmente la terra e quindi meno produzione. In concreto più povertà. È questo che vogliamo? Mi auguro di no. Ora ognuno si assuma la propria responsabilità.

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