Per una vera Pasqua di resurrezione

Per una vera Pasqua di resurrezione

di Giancarlo Bregantini

In questa Pasqua di Risurrezione il primo gesto da compiere con fede è guardare le mani di Gesù, le sue stimmate e cercare di capire da quanto amore siamo sostenuti, tutti i giorni, dal Cristo, il Vivente.
Entriamo nel mistero della Croce redenta. E scegliamo con chi stare, se con il Cristo che si dona o con la violenza che cambia nomi e fisionomie pur di incatenarci al dolore? La Passione di Gesù l’ha smascherata, perché Egli non si è piegato ad essa. Se pensiamo ad Erode che lo spoglia e lo veste da “pazzo”, dileggiandolo, ci diventa ancor chiaro che i veri pazzi, nella storia di ieri e in quella di oggi, sono quelli che si credono forti, oltraggiando gli indifesi; sono quelli che praticano e diffondono la civiltà dei soprusi; che costruiscono armi e si assicurano finte sicurezze, strappando il pane dalla bocca dei poveri.
Dopo esserci fermati in silenzio sotto la Croce, a contemplarlo immolato per noi, ora è tempo di adorare gioiosi la potenza del Signore Risorto, che spezza i lacci della morte e vince il buio. Ogni buio. Perché Dio nel Figlio resta fedele agli uomini, salvandoli, aprendo per tutti noi il sepolcro. Noi siamo totalmente consegnati a questo annuncio: la morte non vince, non ci separa da Dio! Mai!

Tutto nella Sua Risurrezione ritrova il suo fine. La sua pienezza. Il futuro torna ad appartenerci rivestito di novità perenne. Riprendiamo il cammino con la certezza che il Regno di Dio è già in atto e richiama l’impegno ad annunciarlo, a portarlo, a seminarlo.

Poiché «Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per Lui» (Lc 7,38), il passaggio che la Pasqua ci consegna come una lotta continua è proprio questo: «Convertirsi dagli idoli per servire il Dio vivo e vero» (1Ts 1,9). Con tenacia, con fiducia, con cuore conquistato dal Risorto dobbiamo sradicare ogni traccia di questi idoli mortuari, che spezzano la comunione, che sfigurano la fraternità nel nome delle ingiustizie, che spengono l’anelito alla vita, alle relazioni vere, ad una società pacifica, rendendola «senza cuore» (cfr Rm 1,31). Passiamo sotto gli archi radiosi della nuova Gerusalemme: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!». Pasqua allora è passare dalle schiavitù alla libertà che si fa poi liberazione per tutti. All’alba di questo giorno, innalziamo l’alleluia dell’esultanza: «Questo è il giorno che il Signore ci ha preparato; festeggiamo e rallegriamoci in esso» (Sal 118,24).
Chi crede in Cristo diventa portatore di Risurrezione presso il letto degli ammalati, accanto ai giovani senza lavoro, nelle carceri, vicino ai genitori che hanno perso un figlio, solidale con chi non ha un tetto. Soprattutto nel generoso fraterno sostegno ad una maternità difficile, come ho sperimentato in questi giorni, con mia grande edificazione. Quel bimbo che nascerà, sostenuto da tutti, sarà un po’ il figlio del risurrezione!

E con Maria, la Madre che riabbraccia Suo Figlio, con la letizia della Maddalena, lodiamo anche noi il Signore così, con questo antico inno bizantino: «Magnifica, anima mia, il risorto dopo tre giorni dai morti, Cristo, che dona la vita. Risplendi, risplendi, nuova Gerusalemme: la gloria del Signore si è levata su di te. Danza, ora, ed esulta, Sion, e tu, pura Madre di Dio, rallegrati, per il risorgere di colui che è nato da te. Magnifica, anima mia, colui che volontariamente ha sofferto ed è stato sepolto, e il terzo giorno è risorto dal sepolcro. Cristo, nuova Pasqua, vittima vivente, Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
Oh, la tua voce amatissima, divina e dolcissima; promettesti o Cristo di rimanere con noi fino alla fine dei secoli: possedendo quest’àncora di speranza, fedeli rallegriamoci.
Maria Maddalena corse al sepolcro, e vedendo Cristo, conversò con lui come se fosse il giardiniere. O Cristo, Pasqua grande e santissima, o Sapienza, Potenza e Verbo di Dio! Concedici di comunicare chiaramente nel giorno senza tramonto del tuo regno».

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