Al S.Chiara la Cittadella dei giovani

di Pierangelo Giovanetti

La candidatura di Trento a capitale della Cultura 2018 costituisce un'occasione importante per la città capoluogo, e un banco di prova per i suoi amministratori. A quasi un anno e mezzo dalle elezioni comunali la consiliatura non è ancora decollata, la giunta è in crisi perenne dal giorno in cui è stata formata, e un giorno sì e l'altro pure si parla di rimpasto. Dire che Trento ha un'amministrazione al palo è poco. Finora è stata una Bella Addormentata. Anzi, nemmeno bella: addormentata e basta. Puntare seriamente all'assegnazione del titolo di Capitale della Cultura è un obbligo per una città che ha un'università tra le più vivaci e dinamiche d'Italia, una presenza giovanile fortissima, centri di ricerca di livello internazionale e un'intensa attività culturale lungo tutto l'arco dell'anno.

Non può essere, però, che tutte le carte che si mettono in gioco per ambire al prestigioso riconoscimento siano la storia (cioè il passato), i segni dell'arte (il castello, un bel centro storico, il duomo e le chiese), il verde e la qualità della vita. Ci deve essere qualcosa di più. Qualcosa proiettato sul futuro e sui giovani, che sono ormai l'elemento qualificante della città, con una presenza universitaria di 15.000 studenti, una forza propulsiva su cui tanti territori non possono contare, e che deve diventare una leva di sviluppo e di creatività, non un problema come viene avvertito ancora da molti trentini.
Il dibattito lanciato da questo giornale con l'intervento di Francesco Nardelli, direttore del Centro S.Chiara, per la realizzazione nell'area dell'ex lazzaretto di una cittadella della cultura e della musica, degli artisti e delle professioni creative, si muove in tale direzione. Vuole essere una spinta forte dal basso, da parte della società civile. 

Una spinta dell'opinione pubblica che il giornale rappresenta, nel progettare la Trento del domani. Partendo da un luogo strategico della città, dentro ma anche fuori la storica cerchia urbana, già agorà della cultura con l'Auditorium, il teatro Cuminetti e il vicino Conservatorio, ideale con gli spazi lasciati liberi dall'università e il parco annesso per trasformarsi in una sorta di polo degli spettacoli e dell'inventiva artistica, anche dal punto di vista delle professioni e dell'estro industriale.

Un tale progetto, tutto sommato di non difficile realizzazione perché gli spazi giusti ci sono già e forse anche i finanziamenti, darebbe a Trento ciò che oggi le manca: il luogo dei giovani, lo spazio di ritrovo, di sperimentazione, di fantasia, il laboratorio dove far germinare idee e linguaggi, anche dal punto di visto professionale e imprenditoriale. Un qualcosa che sta a metà fra le ramblas di Barcellona, Montmartre di Parigi e gli open space delle città del Nord Europa, ponte fra i giovani gli studenti e la cittadinanza, ritrovo di artisti di strada ma anche quartiere del divertimento e della musica, vivaio nelle superfici dell'ex S.Chiara di professioni a contenuto creativo, che diventino «industria della cultura» con potenzialità enormi nell'era dell'immateriale quale stiamo vivendo. Un po' quello che doveva nascere a Rovereto attorno al Mart, e che non è nato o è nato solo in parte, pur avendo la città una tradizione di eccellenza nel campo artistico e della formazione all'arte. Questo potrebbe essere il fiore all'occhiello, da presentare per Trento Capitale della Cultura. Oltre al bando nazionale di 18 milioni di euro per la riqualificazione delle aree degradate, a cui l'amministrazione ha partecipato, nell'idea potrebbe essere coinvolto Patrimonio del Trentino acquisendo i locali dell'ex S.Chiara - che verrebbero poi messi a disposizione a prezzi calmierati in una sorta di innovation center -, così da ricavare risorse per il Comune per portare a compimento il progetto, specie se il bando nazionale non funzionasse, o funzionasse solo in parte.

Nel dibattito, ospitato dall'Adige, hanno preso posizione favorevole il Centro S.Chiara, il Conservatorio, TrentoSpettacoli, l'Ordine degli Architetti: le pagine del giornale sono aperte ad altri contributi di idee in un ruolo di cittadinanza attiva che interloquisce con la politica, e se ne fa stimolo e sprone, specie - come di questi tempi - quando la politica è fiacca, e spesso anche a corto di idee e di volontà. La «Cittadella della Cultura al S.Chiara» oltre che rispondere a un bisogno sempre più sentito nella crescente popolazione giovanile e studentesca della città ed essere un volano di crescita anche economica, è un indispensabile antidoto all'abbandono e al degrado dell'area, a due passi dal centro storico. Si è visto in poco tempo cosa è successo alla bellissima struttura della mensa (Premio Palladio per l'Architettura nel 1985), con le vetrate in mezzo al verde degli alberi: è diventata ricettacolo di sbandati e vandalismo, richiamo di malintenzionati in un progressivo scivolamento a periferia della micro-criminalità e dello spaccio. Ora che, con il trasferimento della biblioteca di dipartimento, un'altra ala importante del complesso resterà disabitata, il rischio di abbandono o occupazioni abusive si fa forte. Non possiamo permetterlo.

Adesso tocca al Comune di Trento - e alla Provincia per la sua parte - raccogliere la sfida del 2018 per consentire ai giovani di essere protagonisti della cultura e della costruzione di futuro. Per l'amministrazione del sindaco Andreatta sarà la prova del nove se è in grado di consegnare un lascito al domani, come fu tra gli anni Ottanta e Novanta con il rifacimento del centro storico della città sotto la guida di Adriano Goio sindaco. Altrimenti sarà ricordata per tanti progetti di carta - come fu anche l'epoca Pacher, dall'interramento della ferrovia ai boulevard - , e nessuno realizzato. Più che Trento Capitale della Cultura, dovremo accontentarci solo di Trento «capitale delle chiacchiere».

 

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