Cesare Battisti e l'identità trentina

Cesare Battisti e l'identità trentina

di Pierangelo Giovanetti

C ento anni fa a Trento nella Fossa della Cervara dietro il Castello del Buonconsiglio veniva impiccato Cesare Battisti, condannato per «alto tradimento» dalle autorità austro-ungariche. L'avvicinarsi dell'anniversario, il prossimo 12 luglio, dovrebbe essere occasione per un inquadramento storico-politico sereno e scientificamente approfondito di tale protagonista del '900, depurando il mito dalla carica ideologica contrapposta e dalle strumentalizzazioni che troppo a lungo hanno circondato il personaggio. Un secolo dopo, invece, la sua figura continua a dividere, e persiste l'utilizzo politico quale «simbolo» di parte, mitizzato come martire ed eroe nazionale, o bollato come «traditore» e rinnegatore dell'identità trentina dall'altra.

Cento anni dopo non si è ancora riusciti a fare un lavoro di scavo, di approfondimento, di contestualizzazione storica, scevra da utilizzi politici di parte, capace di portare ad una purificazione della memoria e dei rancori contrapposti per giungere ad una «memoria condivisa». Questo accade sulla figura di Cesare Battisti, come pure sulla storia del Trentino dell'ultimo secolo. È una sorta di «passato che non passa», gettando ombre pesanti sul vivere civile e politico del Trentino di oggi che ancora vede contrapporsi Alpini e Schützen, filo-italiani e pan-tirolesi, oppositori e sostenitori dell'Austria-Ungheria di Cecco Beppe, dimenticando o non volendo vedere che entrambe le storie fanno parte della nostra identità. Un'identità plurale, formatasi da secoli di incontro fra Nord e Sud, tra cultura latina e mitteleuropea, fra lingua italiana e tedesca, entrambe intrecciate nel dar vita all'identità delle genti trentine. Per questo l'anniversario di Cesare Battisti è importante.

È l'occasione per consegnare alla storia la sua figura di studioso, giornalista e politico, purificandone la simbologia ideologica portata avanti fin dal Primo Dopoguerra, in particolare dal fascismo, per comprenderne invece il contributo importante dato all'identità trentina. A cominciare da quello di geografo, esploratore, studioso dei laghi, autore di guide del territorio, tuttora fondamentali per conoscere a fondo la nostra regione. È un'operazione culturale di cui la comunità trentina (ma anche quella nazionale) ha estremamente bisogno, per andare oltre le «memorie separate» che tuttora persistono, e non hanno più ragion d'essere cento anni dopo la Prima Guerra mondiale.

Per questo l'Adige vuole dare il suo contributo di ricerca, approfondimento, studio della mole vastissima di documenti, discorsi, pubblicazioni del leader socialista trentino, presentando ai lettori un itinerario di conoscenza e di lettura critica, storicamente fondata. È un modo per superare, anche nel dibattito politico, divisioni e contrapposizioni fuori dal tempo e dalla storia, concentrandosi sui dati storici, gli aspetti positivi come quelli più controversi che emergono dall'analisi degli scritti, inquadrando criticamente anche l'utilizzo pubblico che del personaggio Battisti è stato fatto negli anni.

Da oggi, con alcune puntate domenicali, scandaglieremo gli aspetti più salienti della sua poliedrica figura: il periodo della formazione nell'ambiente trentino dell'epoca e dentro il radicalismo mazziniano del suo percorso di studi; le ricerche di antropogeografia; il ruolo come politico, giornalista, parlamentare; la fase dell'interventismo e la partecipazione alla guerra con la divisa italiana; per concludere con un focus sui miti e gli antimiti battistiani, l'uso della sua immagine da parte di Mussolini in funzione antitedesca e antitirolese nel nome di una italianità unica fino al Brennero, i monumenti, la lettura del personaggio che ne ha dato il mondo e la cultura sudtirolese. 
 
In questo viaggio dell'«Adige» sarà protagonista la Fondazione Museo storico del Trentino, e il gruppo di storici, studiosi e ricercatori che vi fanno riferimento, attraverso le cui ricerche e contributi cercheremo di inquadrare meglio chi era Cesare Battisti e quale contributo di idee può dare all'oggi. Ci avvaleremo in tale percorso del grande archivio battistiano, uno dei punti forza del patrimonio museale della Fondazione. Come pure del vasto archivio fotografico, con la pubblicazione anche di immagini inedite e sconosciute al grande pubblico. Fotografie che aiuteranno a capire pure il contesto culturale del Trentino di 100-130 anni fa. 

Iniziamo oggi con un inquadramento storico curato da Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo storico, a cui va la particolare riconoscenza dell'«Adige», per la piena collaborazione avviata. E un grazie anche a Mirko Saltori, giovane e bravo ricercatore, appassionato di storia locale. Siamo certi che i lettori dell'«Adige» apprezzeranno questa nostra fatica. Solo conoscendo la storia, depurata dal mito e dall'uso politico, possiamo costruire un vivere civile comune, anche provenendo da culture e tradizioni politiche diverse. Anzi, è il passaggio necessario per arrivare ad una «purificazione della memoria», indispensabile per affrontare insieme il Trentino dell'Autonomia del Terzo Millennio.

p.giovanetti@ladige.it
Twitter: @direttoreladige
 
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