Oggi ad Olimpia l’accensione della torcia olimpica, ma l’argomento clou resta la lotta al doping

Oggi ad Olimpia l’accensione della torcia olimpica, ma l’argomento clou resta la lotta al doping

di Luca Perenzoni

Stamattina la marcia olimpica prenderà ufficialmente il via con l’accensione della fiamma olimpica nella tradizionale, classica, quasi liturgica, cerimonia di Olimpia, in Grecia.

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Dalle terre elleniche la torcia, che vedrà come primi tedofori il ginnasta greco Eleftherios Petrounias e l’ex pallavolista brasiliano Giovane Gavio, viaggerà verso Rio accompagnando il percorso di avvicinamento all’olimpiade brasiliana.
Un momento evocativo che si richiama alla tradizione classica in un periodo in cui l’argomento olimpico si abbraccia sempre più spesso alle problematiche riferite al doping. Vuoi perché mancano ancora quattro mesi, vuoi perché gli scandali si stanno inseguendo piuttosto rapidamente.

In principio fu la Russia, in autunno; poi toccò alle nazioni degli Altopiani africani far emergere usi e costumi quanto meno incoerenti con la lotta al doping, quindi a gettare ulteriore benzina sul fuoco, ecco deflagrare il caso Meldonium che ha invischiato un considerevole numero di atleti di diverse discipline, capitanati da Masha Sharapova, il pesce più grosso caduto nella rete di un sistema antidoping che - fa male dirlo, ma il caso Meldonium lo dimostra - si ritrova ahilui ad interpretare il ruolo di Willy Coyote alla caccia dell’imprendibile BeeBeep.

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Uscendo di metafora, il caso Meldonium testimonia come i «furbetti» ne sappiano sempre qualcuna in più dell’antidoping, costretto ad inseguire per definizione e spesso con ritardi significativi, almeno stando alle dichiarazioni della stessa Masha che sostiene di aver usato per dieci anni il farmaco ora vietato (dal 2016) ed utilizzato in medicina per problematiche legate all’ischemia.

Dopo aver pizzicato oltre 40 atleti, soprattutto riferibili alla zona dell’ex blocco sovietico anche se alcuni come la stessa Sharapova o la nuotatrice Efimova risultano di fatto russi per passaporto ma di stanza negli States, ora la WADA sembra propendere per una sorta di amnistia rendendosi disposta a rivalutare le positività non troppo marcate (sotto i 15 microgrammi per mole) emerse tra gennaio e febbraio, primi mesi di divieto di assunzione.

Nelle prossime settimane se ne saprà di più, intanto tra otto giorni scadrà anche la squalifica di Alex Schwazer, pescato ormai 4 anni fa durante l’ultima Olimpiade, quella di Londra. Insomma, a quattro mesi da Rio l’argomento principale resta il doping, anche se in Brasile hanno altro a cui pensare: la crisi politica che segue la recessione sembra sul punto di esplodere e nei giorni scorsi il ministro dello sport George Hilton ha rassegnato le proprie dimissioni, apportando un’ulteriore spallata alla stabilità della presidentessa Dilma Roussef. Il tutto con metà dei biglietti a disposizione ancora invenduti in un Paese in profonda difficoltà. Probabilmente in Brasile sono gli ultimi a pensare alle problematiche del doping.

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Intanto qui da noi la stagione estiva inizia ad avvicinarsi, in attesa di conoscere altri trentini che potranno staccare il biglietto a cinque cerchi dopo Silvano Chesani e Francesca Dallapè: a far parlare di sè in questi giorni è stato soprattutto il ciclista noneso Gianni Moscon, ma i posti per le due ruote in campo olimpico sono dannatamente pochi. Aspettiamo fiduciosi le prossime settimane, sperando di poter parlare più di sport che di doping.

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