Il ruolo del Trentino nei nuovi rapporti Italia-Austria

Il ruolo del Trentino nei nuovi rapporti Italia-Austria

di Franco De Battaglia

Sono al Brennero. Un passo diventato oscuramente minaccioso. Sospeso in un passato rimosso: dopo le catastrofi delle guerre, la lenta ma felice rinascita culminata nel progetto dell'Euregio. Ora la minaccia della ricostituzione di un confine rigido al Brennero spezza però la geografia e la storia degli ultimi anni. Al Brennero poliziotti e funzionari austriaci fingono di non sapere nulla di quanto sta accadendo, ma è palpabile l'irritazione verso gli italiani e verso chi disapprova le dichiarazioni ufficiali del governo viennese?

Nell'aria si sente una minaccia... È importante che torniamo ancora sull'iniziativa dell'Euregio, poco conosciuta in Italia, che pur nella sua particolarità rappresenta un'iniziativa di europeismo concreto che ora è seriamene pregiudicata. Si tratta infatti dell'interazione istituzionale sul piano politico, amministrativo, economico, culturale di tre regioni vicine (Trentino, Alto Adige-Südtirol, Tirolo austriaco) unite e separate in tempi diversi dalla storia, segnate anche da ostilità, faticosamente superate. 

Non credo sia solida l'obiezione che l'Euregio sia solo un'operazione di vertice da parte delle classi politiche. Credo che la voglia di intesa fra queste regioni sia autentica.

Gian Enrico Rusconi - La Stampa, 16 aprile


Con la nuova frontiera che sorge al Brennero il Trentino è chiamato ad una pagina nuova della sua storia. Deve esserne consapevole. Il nuovo confine non è un ritorno al passato, ma una provocazione di futuro. Il pericolo vero non sta tanto nei controlli che instaura (l'Europa c'era anche prima di Schengen) o nei rallentamenti dei Tir (!) ma nel clima che incupisce i rapporti fra Austria e Italia. Sta nelle diffidenze che suscita nelle popolazioni delle province, negli antichi pregiudizi che rinfocola, nel passato di conflitti, e anche di odio (lo misuriamo nelle «celebrazioni» del centenario della grande guerra) che richiama. È come essere risucchiati negli abissi della storia, e per uscirne occorre rilanciare con energia una «nuova storia». Anche «spendendo» in storia, cultura, contatti, incontri: gli strumenti ci sono, basta attivarli, perché l'Autonomia torni ad essere vista come uno strumento di pace e di collaborazione europea, non come un'autosufficienza chiusa. 

Il Trentino è chiamato ad operare in questa direzione, come 70 anni fa a Parigi, quando venne fissata la cornice («Frame») dell'Autonomia con il patto fra De Gasperi e Gruber,o dopo il terrorismo verso il Pacchetto, come dopo la caduta dei muri, con l'Euregio fra Trento, Bolzano e Innsbruck. 

Cosa significa per il Trentino? Riprendere in primo luogo una collaborazione progettuale interna, con obiettivi comuni che superino la disgustosa guerra per bande (e ambizioni) cui è stata ridotta la politica provinciale. Significa, in secondo luogo, riprendere i contatti con le realtà altoatesine (credito, autostrada, cooperazione, imprese?) in una cornice anche regionale, perché questa dimensione - sempre richiamata dai più avveduti ed oggi confermata dai fatti - dà forza vicendevole alle due Province nei confronti di Roma e di Vienna. E di Bruxelles. 

Terzo punto, l'Euregio, di cui oggi si accorgono anche le capitali europee e la stampa nazionale, l'Euregio non come un impossibile «remake» del vecchio Tirolo storico, ma come tassello di una nuova Europa. Anche molte diffidenze in tal senso vanno superate. Per rendersene conto basta andare a Bruxelles (le scuole dovranno mettere in calendario una visita quando la situazione sarà un po' più tranquilla) per vedere la semplice ma bella sede che ospita le delegazioni di Trento, Bolzano e Innsbruck, all'ombra del Parlamento europeo, a poca distanza dalla grande «reggia» (una sorta di ambasciata) della Baviera. Lì è possibile misurare come l'Europa sia ancora più necessaria oggi di ieri, ma anche come l'Europa di domani dovrà misurarsi sulle realtà interregionali, con le loro specificità (e il diritto di vederle riconosciute, non omologate, uniformate) ma anche con la loro capacità di coesione e accoglienza, di essere vere aree cuscinetto fra diversità. 

In questo senso il Trentino deve vedere nel nuovo confine una salutare provocazione per investire in maniera sostanziale, non formale, in una sua regionalità europea. Le sollecitazioni che in tal senso vengono dal professor Gian Enrico Rusconi sono importanti. Rusconi è forse il massimo studioso, in Italia, della realtà tedesca, conosce perfettamente il Trentino, ha insegnato all'Università di Trento, è stato direttore dell'Istituto storico Italo germanico dell'Itc-Fbk, è noto per il suo realismo (anche pessimista) in politica, non è certo uomo da farsi incantare da slogan di marketing politico. O da sogni istituzionali. Se oggi la sua analisi stimola il Trentino a riprendere, con l'Autonomia, una coraggiosa testimonianza in Europa, sa cosa sta dicendo. Ma il Trentino deve esserne degno, recuperare il tempo dissipato e prepararsi a questa fase nuova della sua storia.

fdebattaglia@katamail.com

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