Barriera al Brennero: paura del voto

L’Austria mostra i muscoli, ma non i dati

di Vincenzo Passerini

L’Austria mostra i muscoli, ma non i dati. Fa l’esibizionista, ma non è trasparente. Perché il governo di Vienna non  pubblica i dati su quante domande di asilo di profughi sono state accolte in Austria e quante respinte? Perché nasconde questi dati mentre tutti gli altri governi europei li rendono pubblici? E perché continua a tenerli nascosti mentre avvia la sciagurata costruzione del muro del Brennero? Cosa hanno di così pericoloso? Ho una mia opinione in proposito. Perché i dati dimostrerebbero, se mai ce ne fosse bisogno, l’inutilità del muro del Brennero in costruzione.

Se infatti i dati dimostrassero, come è in realtà, che l’Austria in questi anni ha negato l’accoglienza a moltissimi profughi, ha detto di no a più domande di asilo di quante ne ha accolte, perché, si chiederebbero le opinioni pubbliche, costruisce un devastante muro al Brennero - devastante per l’idea di umanità e solidarietà che abbiamo in comune, devastante per Europa, per l’Italia, per la storia stessa dell’Austria e del Tirolo che quel muro torna a spaccare, devastante per la circolazione normale delle persone e delle merci - quando di fatto essa sta respingendo i profughi senza il muro?

La risposta è che il muro al Brennero è il disperato espediente propagandistico della classe politica al potere, socialdemocratica e cristiano popolare, che, presa dal panico, tenta di salvarsi da una incombente disastrosa sconfitta elettorale alle elezioni presidenziali del 24 aprile prossimo. Tutto si deve fare in fretta e prima di quella data. I sondaggi danno in ascesa i candidati della destra e dei Verdi e in forte flessione quelli dei popolari e dei socialdemocratici. Pur di salvarsi, i due partiti che hanno fatto la storia dell’Austria, mandano a quel paese l’Europa, l’Alto Adige (ah, la «potenza tutrice» del Sudtirolo, ricordate? Come suona più comica che mai questa enfatica definizione a cui ci avevano abituato decenni di trattative internazionali), l’Italia, il traffico commerciale, Papa Francesco, il socialismo e soprattutto la dignità di tanti esseri umani. Mandano a quel paese la propria anima per abbracciare quella della destra razzista e nazionalista dell’ungherese Orban e del polacco Kaczynski. Fanno vincere la destra anche senza le elezioni.

E veniamo ai dati. Gli ultimi dati completi resi noti dal ministero degli Interni austriaco si riferiscono al 2013 e sono molto eloquenti. In quell’anno furono accolte 4.133 domande di asilo e ne furono respinte 10.376. Anche senza il muro del Brennero il governo austriaco negò l’accoglienza a più del doppio di profughi ai quali la concesse. Furono accolti in percentuali elevate i siriani e gli iraniani (76%), la metà dei richiedenti afgani, ma fu detto di no all’88% dei pachistani, all’87% dei nigeriani, all’86% degli algerini, all’83% dei kosovari e dei marocchini, al 65% degli iracheni, al 60% dei russi. Per il 2014 troviamo, sempre sul sito del ministero degli Interni austriaco, che vi furono 28.452 domande di asilo, delle quali 5.070 di afgani, 7.754 di siriani, 1.996 di russi, 1.901 di kosovari, 1.161 di somali, 1.107 di iracheni, e poi di pachistani, nigeriani, apolidi, ma non si dice quante furono accolte e quante respinte.

Se applichiamo le percentuali di accoglienza per nazionalità adottate l’anno precedente, possiamo constatare che i respinti furono più degli accolti. Lo stesso dicasi per lo scorso anno, il 2015, l’anno dell’emergenza. Ci furono 88.912 domande di asilo in Austria, di cui 25.474 di afgani, 24.538 siriani, 13.602 iracheni, 3.432 iraniani, 3.023 pachistani, 2.486 kosovari, 2.069 somali,1.694 russi, 1.384 nigeriani. Non ci viene detto quante domande nel 2015 sono state accolte e quante respinte. Applichiamo le percentuali di accoglienza del 2013 e siamo sotto la metà delle domande accolte anche nel 2015.

Il governo austriaco va in tutte le sedi a dire che ha accolto 100.000 profughi nel 2015, ma in realtà non è così: ha avuto 88.912 domande di asilo e ne ha respinte più della metà. E tutto questo senza bisogno del muro del Brennero. Il governo austriaco continua a giustificare la costruzione di quel disgraziato muro con la necessità di selezionare i profughi da accogliere. Ma li seleziona da sempre senza il muro, e che selezione. Ma nasconde i dati.
Anche gli analisti dell’«Economist», l’autorevole settimanale liberale britannico, che hanno verificato il grado di accoglienza dei profughi da parte dei paesi europei in due importanti inchieste (pubblicate il 6 febbraio e il 29 marzo 2016) hanno dovuto lasciare penosamente vuota la casella dell’Austria. L’unico paese europeo a non pubblicare i dati.

L’Italia è più trasparente, più seria, più precisa. Il ministero degli Interni pubblica mese per mese i dati di quanti profughi sono arrivati in Italia, a quali nazionalità appartengono, mostra le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, pubblica i dati di quante domande di asilo in quel mese sono state accolte e quante respinte. Abbiamo tutti i dati del 2014 e del 2015. E anche dei primi mesi del 2016. Dati che dimostrano che anche l’Italia dice no alla metà circa dei richiedenti asilo. Cosa che fanno, e più dell’Italia, anche tutti gli altri paesi europei, nessuno escluso. L’Europa rimanda a casa migliaia e migliaia di profughi. Quando si analizza il fenomeno non basta prendere il dato di quanti arrivano, o di quante domande di asilo si registrano, ma anche quello di quanti si vedono negata la domanda di accoglienza.

L’Austria sta dando una pessima prova di affidabilità, da ogni punto di vista. Ma c’è anche un’Austria più seria e accogliente. Tante organizzazioni della società civile, tante parrocchie, tanti comuni, tante famiglie hanno accolto i profughi e si spendono generosamente per loro. La conferenza dei vescovi, alcuni gruppi e movimenti politici, alcuni giornali contrastano l’infelice muro del Brennero e la politica del governo. È a quest’Austria che dobbiamo guardare con amicizia e simpatia, al di là del muro e delle elezioni presidenziali. Per ricostruire insieme un’Europa umana e civile, capace di affrontare con dignità la più grande tragedia umanitaria dai tempi della seconda guerra mondiale, come tornerà a ricordarci papa Francesco dalla dolente e accogliente terra di Grecia.

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