Primarie: passano i nomi di Renzi ma l'impresa di Roma resta un miracolo

Le elezioni primarie si confermano strumento imperfetto, ma comunque efficace.

di Paolo Micheletto

Le elezioni primarie si confermano strumento non certo perfetto, ma comunque efficace. Prima di tutto, fanno chiarezza. Da ieri sera, cioè, il Partito Democratico ha due candidati riconosciuti e ufficiali a Roma e a Napoli: Roberto Giachetti nella capitale, Valeria Valente all’ombra del Vesuvio. Un risultato - quello di essere arrivati a definire i nomi sui quali far convergere l'elettorato - per niente scontato, visto che il centrodestra non è ancora arrivato a trovare la sintesi su un nome condiviso. Questa è la prima considerazione da fare sulla consultazione di domenica sulla scelta dei candidati sindaco di centrosinistra in sei città in vista delle elezioni comunali di Primavera.

Secondo punto. L’affluenza alle urne è un altro elemento di chiarezza. Per questo si può dire che i 45 mila elettori rappresentano la conferma di una situazione molto difficile a Roma per il Partito democratico. Sono pochi. Le primarie che nel 2013 lanciarono Ignazio Marino alla candidatura richiamarono più di centomila elettori: da allora ci sono state l’inchiesta di Mafia capitale, decine di scandali e le dimissioni dello stesso Marino dopo mesi di polemiche. Visto quanto è accaduto, era normale attendersi un tracollo e al Pd servirà un miracolo politico - che al momento Giachetti non sembra in grado di fare - per vincere le elezioni. Quindi: le primarie hanno confermato le difficoltà del centrosinistra - misurata anche dalla scelta di candidati non di primo piano - di poter vincere nella disperata situazione romana.

Terzo. Le affermazioni di Giachetti e di Valente, che ha superato di poco Antonio Bassolino, sono «firmate» da Matteo Renzi, che non aveva «benedetto» le due candidature ma che ne ricava un successo: oggi una buona notizia per il premier, che però dovrà rispondere in prima persona quando si andrà al voto. Le sconfitte dei due saranno la sconfitta di Renzi.


Quarto punto. In generale, queste primarie non hanno «brillato» per partecipazione o per i programmi presentati. Il centrosinistra, però, le primarie le ha fatte. E, come detto, ha riportato un minimo di chiarezza in casa. Il centrodestra, invece, continua a navigare a vista, soprattutto a Roma, dove il candidato tanto voluto da Berlusconi - Guido Bertolaso - non ha ancora avuto il benestare degli altri partiti, a iniziare dalla Lega. E poi nella capitale sembra che sia stata lanciata questa corsa a «non vincere», quasi che dal governo (impossibile) della capitale ci sia solo da perdere. Un’ipotesi alla quale sembra però impossibile credere.

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