Il silenzio del Consiglio regionale sull'emergenza profughi

di Paolo Micheletto

È davvero difficile dare ascolto a coloro che sostengono che bisogna «salvare» la Regione. Che l’ente andrebbe «rilanciato» con nuove competenze. È molto facile, di conseguenza lasciarsi andare a pensieri populisti, ma in questo caso molto giustificati.

Da mesi molti paesi europei devono affrontare l’emergenza epocale legata alle masse di profughi che lasciano l’Africa e fuggono dalla Siria. L’Italia è terra di approdo per eccellenza ma molti profughi hanno il sogno di andare a nord, di lasciare cioè il Belpaese per andare in Germania, in Svezia o dove hanno qualche parente già sistemato in qualche modo.

L’altro giorno l’Austria ha annunciato di dover sospendere la libera circolazione delle merci e delle persone, arrivando a ripristinare i controlli che c’erano prima dell’introduzione del trattato di Schengen. Insomma, un’emergenza che tiene con il fiato sospeso tutti coloro che hanno un minimo di interesse per l’umanità, la politica, la società in generale.
Ieri a Trento si è riunito il Consiglio regionale. Quale luogo migliore per un dibattito serio e articolato su un tema tanto importante? Il Trentino Alto Adige è una delle aree più coinvolte e dalla classe politica sarebbe lecito attendersi una presa di posizione e un forte confronto.

Invece, nulla. Il Consiglio regionale è andato avanti con il programma stabilito da mesi, dando priorità al disegno di legge che prevede il rinvio delle elezioni per i piccoli Comuni in attesa di organizzare il referendum sulla fusione. Per carità, tema importante, ma si doveva cambiare l’ordine del giorno per lasciare spazio al confronto sull’emergenza dei profughi.
Quanto è accaduto ieri conferma quanto sia lontana «certa» politica dalla vita di tutti i giorni. Mentre il Consiglio taceva, veniva organizzata per sabato al confine una manifestazione per un «Brennero che unisce», promossa dalla consigliera provinciale (e regionale) Lucia Maestri. Iniziativa meritoria, che in un certo senso conferma ancora di più il ritardo del Consiglio regionale, ridotto a inutile presenza non tanto a causa dello svuotamento di competenze ma per l’incapacità dei consiglieri di tenere gli occhi sul mondo.
Il Consiglio regionale discuterà dell’emergenza profughi giovedì 17 marzo. Con molta calma.

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