Giovani e di colore, la lezione di Bonitta

Giovani e di colorela lezione di Bonitta

di Guido Pasqualini

Se sarà davvero una favola a lieto fine lo sapremo soltanto domani pomeriggio, quando l'Italia affronterà l'Olanda nella semifinale del torneo di qualificazione olimpica di pallavolo femminile in corso ad Ankara, in Turchia. Di certo è una storia da raccontare. Ed è quella dell'ItalRosa del commissario tecnico Marco Bonitta che oggi, battendo 3-2 la Polonia, ha tenuto vive le speranze azzurre di conquistare un posto per le Olimpiadi di Rio 2016. Ci riuscirà soltanto la squadra che vincerà il torneo, mentre la seconda e la terza si assicureranno il diritto a disputare un altro torneo di qualificazione olimpica nella prossima primavera.

Sarà dura, durissima. Con l'Italia e l'Olanda in semifinale ci sono la Russia, che l'altro giorno ci ha già sconfitto, e le padrone di casa della Turchia. Ma Bonitta, che da ct nel 2002 vinse il Mondiale con le mitiche Togut, Rinieri, Leggeri, Lo Bianco, Cardullo e Piccinini, ha avuto il merito di conquistare la semifinale costruendo un sapiente mix tra esperienza e gioventù, affiancando alla centrale Guiggi e alla schiacciatrice Del Core alcune ragazzine senza paura. Su tutte Paola Egonu, 17 anni compiuti a dicembre, oggi miglior realizzatrice della partita con 23 punti.

Ebbene, l'anno scorso Paola giocava nel Club Italia in serie A2 contro la Delta Informatica Trentino, eliminata proprio dalle azzurrine nei quarti playoff. E con lei la palleggiatrice Alessia Orro, 18 anni da compiere nel prossimo luglio, e la centrale Anna Danesi, neanche 20 anni, entrambe pure ieri titolari contro la Polonia. Quanti avrebbero avuto lo stesso coraggio? Ve lo immaginate Antonio Conte che agli Europei di giugno schiera mezza squadra di giocatori reduci dalla serie B? Bonitta l'ha fatto e i risultati gli hanno dato ragione.

Ma c'è un'altra lezione che ci impartisce l'ItalRosa. Ed è quello di una nazionale multietnica. Valentina Diouf è figlia di padre senegalese, i genitori di Paola Egonu, che vivono a Cittadella, sono nigeriani così come la mamma di Sara Bonifacio, altra azzurra che fa parte della nazionale di Ankara. «Contro il Belgio - ha raccontato la Diouf - a un certo punto in prima linea eravamo le tre colorate. È stato bellissimo!». Grazie ragazze. E continuate a farci sognare.   

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