D'Angelo Russell fa sul serio, Stephen Curry rischia

D'Angelo Russell fa sul serio, Stephen Curry rischia

di Giorgio Lacchin

Ventisette punti (11 nel 4° quarto) in 29 minuti contro i Sacramento Kings, più 4 assist e 2 palle rubate: D’Angelo Russell non è un bluff. Speriamo che il suo allenatore ai Lakers (Byron Scott) decida di farlo giocare un po’ di più. Anche a Sacramento il 19enne playmaker - seconda scelta assoluta al Draft 2015 - è partito dalla panchina, poi si è fatto spazio a suon di canestri ed è mancato un pelo che trascinasse i compagni alla vittoria. «Non avete ancora visto niente», ha detto alla fine. Poco modesto, forse, ma probabilmente ha ragione.

Speriamo abbia ragione anche Stephen Curry: il leader dei Golden State Warriors vuole giocare a tutti i costi nonostante i medici dicano che avrebbe bisogno di 4 settimane di stop per curare la gamba sinistra (la tibia, in particolare) dolorante da una decina di giorni. Curry e i Warriors (33 vittorie e 2 sconfitte) non devono farsi ingolosire dal record dei Chicago Bulls (72 vittorie e 10 sconfitte nel 1995-96): meglio perdere qualche partita e arrivare freschi e sani ai playoff, che battere il record arrivando però sulle ginocchia ad aprile quando si comincerà a fare sul serio. Anche perché gli avversari non mancheranno: San Antonio va come un treno e Cleveland quasi, adesso che ha recuperato Irving.

Kobe Bryant, intanto, ha superato i 33mila punti: 33.010, per la precisione, in 1.310 partite (25,2 la media). Kobe, che a fine stagione chiuderà la carriera, ha davanti solo Jabbar (38.387) e Karl Malone (36.928). 

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