Sindaco, se ci sei batti un colpo

Sindaco, se ci sei batti un colpo

di Pierangelo Giovanetti

Sette mesi dopo le elezioni, vinte con il 53,7% dei consensi, la nuova amministrazione del Comune di Trento non è ancora partita. O meglio, è partita e si è già arenata. Spiaggiata su una crisi di maggioranza - di fatto una crisi di giunta -, che va avanti da almeno un mese, e non si sa quando finirà, visto che nessuna iniziativa finora è stata presa. Anzi, la crisi è stata negata, ma tutto è fermo, attendendo non si sa che. Gli assessori sono in stand-by aspettando di capire se saranno riconfermati o no, se avranno le stesse competenze, se ci saranno o meno nuovi arrivi (e nuove partenze).

Una sfilza di pretendenti continua a farsi avanti, ma non è chiaro se c'è un progetto, un'idea, un obiettivo politico, un qualche senso nelle richieste se non avere una poltrona. E in tutto questo il sindaco Alessandro Andreatta risulta «non pervenuto», assente in attesa di sviluppi, probabilmente intento a sfogliare tutto il giorno la margherita: faccio il rimpasto, non lo faccio, cosa mi conviene, chi lascio fuori e chi metto dentro. Come se non bastasse, ciliegina sulla torta, Dellai che aveva fatto da sponda alla fantasiosa giunta Andreatta suggerendo i nomi e facendo inviperire metà del suo partito, ha preso una sonora batosta nella corsa alla segreteria dell'Upt, di fatto decretando la fine del «Cantiere democratico», su cui il sindaco aveva giocato le sue carte. Morale: tutto bloccato fine a fine gennaio, quando il congresso Upt avrà certificato quello che già ora è evidente. Probabilmente si andrà anche oltre, fino a Pasqua o l'inizio dell'estate, quando si celebreranno anche gli altri due congressi, quello del Patt e quello chissà quando del Pd. Tutto questo con una città che attende il bilancio 2016, il nuovo Prg, l'avvio del Not, la variante per il commercio.

Una città che attende qualche segnale di vita dalla giunta che non sia soltanto la pulitura dei graffiti dai muri. Visto ormai le imboscate quotidiane e i franchi tiratori della maggioranza che impallinano il sindaco un giorno sì e l'altro pure, si preannunciano mesi di palude e di rinvii, senza la forza di far approvare nemmeno la più insignificante delle delibere o degli atti. Ora, è vero che la fortuna di Andreatta è l'assenza di un'opposizione concorrenziale, di fatto solo resti sparsi e malandati, in cui ciascuno va per conto proprio senza nemmeno sapere dove. Ma la pazienza della città ha un limite. Non si può stare in surplace ancora mesi, con una giunta che sembra arrivata a fine corsa, spompata e arrancante, senza aver nemmeno fatto il tagliando del primo anno. Quattro anni così sono da suicidio. Occorre che il sindaco Andreatta se c'è, batta un colpo. Dimostri che ha iniziativa politica, che è in grado di ricompattare la maggioranza. Indichi due-tre-quattro idee forti che siano il marchio di cosa il centrosinistra autonomista voglia fare per la città di Trento in questa legislatura. Altrimenti la maggioranza morirà per consunzione, in un'agonia senza fine che aprirà le porte del capoluogo - dopo Pergine e Rovereto - alle Civiche, le quali, dove sono al governo, hanno mostrato maggiore concretezza e capacità di azione di quanto il centrosinistra autonomista col 53,7% è stato in grado di fare.

Ad oggi, in piena crisi di giunta, non si sa ancora quali sono le ragioni politiche che l'hanno determinata. Non c'è stato un dibattito aperto, pubblico, trasparente, fatto di idee e di proposte. Si è detto che la causa «è stata la nomina delle due donne assessore senza i voti necessari», come ha scritto sull'Adige il consigliere Renato Tomasi, senza che nessuno - a cominciare dal sindaco - abbia smentito, spiegato, chiarito. Si è parlato di mancanza di rappresentatività di quanti siedono in giunta, ma nessuno - a cominciare dai pretendenti - ha detto in cosa bisogna cambiare nei contenuti se vi sarà il rimpasto di giunta. Si è prospettato che la via d'uscita per Andreatta sarà nominare un po' di consiglieri «delegati», con qualche delega al nulla, così da dare un po' di palco e avere qualche titolo sul giornale. Ma sul resto non s'è sentito niente. Né su quali progetti forti si potrà costruire un «Andreatta 2 bis», né su cosa dovrà vertere la verifica di maggioranza, a parte la redistribuzione di scranni e strapuntini.

Alessandro Andreatta è alla sua seconda legislatura da sindaco, dopo averne fatta una terza da vicesindaco di Pacher. Ha dichiarato più volte che è l'ultima, quella che dovrà dare la cifra e il peso del suo decennio da primo cittadino. Non può vivacchiare e tirare a campare, anche se è meglio - come diceva Giulio Andreotti - «di tirare le cuoia». Non può rispondere piccato alla Provincia «decido io» sull'ospedale, sull'Italcementi o sul parco a Trento Nord, e poi non decidere, temporeggiare o rimandare di commissione in commissione, con la scusa del «percorso condiviso».

Un capoluogo di «Regione autonoma», la capitale del Land, merita un governo che ha progetti, visioni e soprattutto capacità di realizzare ciò che si è impegnato a fare. Altrimenti basta un amministratore di condominio per gestire l'ordinaria amministrazione. Non serve un sindaco, eletto con la maggioranza assoluta.

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