Lo svezzamento: che fare?

Lo svezzamento: che fare?

di Francesca Baraldi

L’allattamento è il modo per dare al bambino fin dalla nascita  nutrimento e sicurezza: se possibile l’allattamento al seno è consigliabile perché non solo assicura una dieta equilibrata e ideale per la crescita del lattante, ma rappresenta la prima forma di comunicazione, in grado di condizionare le successive esperienze comunicative e relazionali. Quindi non si tratta semplicemente di offrire un ottimo, completo alimento  ma di creare un legame importante per la crescita in senso lato del piccolo. Se la madre lo desidera, l’allattamento al seno può anche  continuare,  dal secondo semestre di vita fino al secondo anno e anche oltre, come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Però, arrivato il sesto mese di vita del bambino, il latte materno da solo non è più sufficiente a soddisfare i suoi bisogni nutritivi , per cui è opportuno  iniziare il cosiddetto svezzamento, integrare cioè il latte con cibi solidi e semisolidi. L’alimentazione del piccolo in crescita richiede infatti l’apporto di elementi e di sostanze che il latte da solo non può fornire. Inoltre il bambino  è ormai pronto per poter gestire un tipo di alimentazione diversa:  riesce  ad inghiottire e a deglutire cibi semisolidi e/o solidi,  impara a familiarizzare con il cucchiaino ed a scoprire (spesso suo malgrado, all’inizio) nuovi gusti e sapori, in primis il salato.

Tralasciando i bisogni nutrizionali, lo svezzamento rappresenta un momento delicato e importante per il piccolo che deve acquisire comportamenti nuovi ed adattarsi ad una nuova consistenza dei cibi ed a  gusti e sapori ben diversi da quello del latte, naturale od artificiale. 

L’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo gli veniva attribuita e può variare in base alla preferenza del bambino,  alla cultura gastronomica della famiglia ed ai suggerimenti  del pediatra.

Una raccomandazione che mi sento di dare è quella di non esagerare, nella fase dello svezzamento (come anche in seguito), con l’offerta di cibi salati e ad alto contenuto proteico.  Nella prima alimentazione, infatti, si tende a volte ad eccedere con formaggio, formaggini e carne, che appesantiscono il metabolismo del bambino e possono anche orientare le sue preferenze future verso un’alimentazione meno sana, troppo ricca in proteine e sale.

I primi cibi diversi dal latte

I  primi alimenti da proporre,  diversi dal latte, e derivanti  dalla scelta materna, dalle abitudini culturali e dall’accettazione del bambino, possono essere  i seguenti:

  • vegetali cotti e tritati come patate, carote
  • banana o pera o mela grattugiata
  • crema di riso messa nel latte

e successivamente:

  • carboidrati come riso, mais, tapioca
  • proteine (senza eccedere): pollo, manzo, pesce.


Cosa evitare

A questi alimenti è opportuno non aggiungere zucchero (può favorire le carie), sale (è già contenuto a sufficienza nei cibi), miele (mai sotto l’anno di vita perché potrebbe contenere un batterio molto pericoloso, il botulino). Meglio evitare alimenti a contenuto ridotto di grassi come latte e yogurt molto magri, perché il grasso è importante in  un organismo in crescita, specialmente per un organo di grande importanza come il cervello. Nell’alimentazione del bambino un consumo  crescente di cibi  semisolidi e solidi comporterà la diminuzione dell’assunzione  di  latte (materno o artificiale), anche se oggi  si ritiene che allattare al seno il proprio bambino anche dopo aver iniziato a somministrargli  cibi solidi e semisolidi  rechi sicuri benefici.

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