Legalizzazione? Un passo in avanti

Legalizzazione? Un passo in avanti

di Andrea Coali

In questi giorni un gruppo ben nutrito di parlamentari starebbe discutendo circa la legalizzazione della cannabis per uso personale nel nostro paese.  Non sono un consumatore di erba, così come non sono un consumatore di tabacco. Anzi, detta proprio sinceramente, non riesco a comprendere il bisogno di dipendere da una sostanza, di avere la continua necessità di rifugiarsi in una reazione chimica per rilassarsi od essere felici; così come mi è completamente ignoto il bisogno di fumare tabacco, creandosi da soli danni a volte irreversibili. Il consumo occasionale e per “staccare” è un conto, la dipendenza e il farsi del male giorno dopo giorno è un altro. 

Detto questo, ritengo che la legalizzazione della cannabis possa rappresentare un forte passo in avanti. Parliamoci chiaro: il proibizionismo ha storicamente sempre fallito e il risultato dell’illegalità di questa sostanza è oggi un gigantesco mercato sommerso che cresce in continuazione. I lati positivi legati ad una legalizzazione delle “canne” per uso personale sono numerosi: si toglierebbe una grossa fetta di mercato alle associazioni criminali, producendo di conseguenza un forte introito economico per lo Stato; si tutelerebbe la salute dei consumatori di tale sostanza, che oggi, affidandosi a spacciatori di quartiere, possono anche trovare sostanze chimiche e fortemente pericolose per la salute all’interno delle dosi comprate; poi si combatterebbero alla radice i fenomeni di microcriminalità legati allo spaccio e si potrebbero attuare delle campagne di sensibilizzazione seria nei confronti della popolazione. 

Penso inoltre che una legalizzazione della cannabis non possa tuttavia essere intesa come una legalizzazione “totale”: bisognerebbe mettere dei paletti come l’obbligo della maggiore età, la possibilità di detenere solo una certa quantità di sostanza in un certo periodo di tempo (tramite utilizzo della tessera sanitaria per monitorare le quantità) o il veto di fumare in determinate situazioni, come per l’alcool se ci si deve mettere alla guida ad esempio. Insomma, c’è necessità di limitazioni e di una penalizzazione seria dei comportamenti scorretti e potenzialmente nocivi per le altre persone.  Il mio pensiero quindi parte tutto da una considerazione: che sia legale o meno, oggi se uno vuole fumarsi una canna lo fa senza aver alcun problema di approvvigionamento. Quindi tanto vale optare per la legalizzazione e tentare di trarne vantaggi. Ci sono poi tutte le considerazioni relative alle funzioni terapeutiche e commerciali della canapa, ma per quanto riguarda l’uso ricreativo io credo che vada fatto un passo in avanti, motivato dal fattore economico e della salute dei già presenti consumatori. La cosa di cui sono quasi certo è che, legale o meno, chi oggi non fuma cannabis continuerà a non fumarla e chi oggi è consumatore abituale forse riuscirà a valutare di più i rischi connessi.

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