Una maggioranza che gioca col fuoco

Una maggioranza che gioca col fuoco

di Pierangelo Giovanetti

C'è da sperare, per il bene del Trentino, che sia l'arrivo delle imminenti elezioni comunali ad avere mandato nel pallone i partiti della giunta provinciale e i loro leader, e che i cocci si riassestino presto. Perché altrimenti si annunciano tempi tristi per l'Autonomia, con una maggioranza sbrindellata e inconcludente, dove gli assessori passano il loro tempo a spararsi fra di loro, e i partiti della coalizione a farsi gli sgambetti reciproci, invece di governare il Trentino e assumere le decisioni che urgono.
Non può un territorio come il nostro, piccolo e meno strutturato e culturalmente attrezzato alla competizione rispetto al Nord Italia e specialmente al Nord Est, dipendente dalle risorse pubbliche che ne hanno narcotizzato l'anima prima che il tessuto sociale e economico, agganciarsi alla ripresa di cui si intravvede qualche barlume, senza un governo provinciale che governi. Senza una giunta unita e una maggioranza coesa, e che sappia decidere, invece di disfare ogni giorno, come in una tela di Penelope, quanto è stato fatto il giorno prima.

L'Autonomia non è in grado, con questa classe dirigente se non ha un moto di resipiscenza, di fronteggiare le sfide di uno Stato centrale e delle regioni vicine. Se non ritrova la bussola e le ragioni dello stare insieme, la battaglia è già persa e chi, irresponsabilmente, culla in cuor suo l'idea di elezioni anticipate per magari proporsi candidato presidente, finge di non sapere che un'Autonomia speciale che non sa decidere non esiste, annulla la sua ragione sociale, dimostra al resto del Paese che non serve più. E in caso di paralisi politica della maggioranza attuale, che conta in aula 24 consiglieri su 35, rimane solo uno sbocco: il commissariamento dell'Autonomia. Di questi tempi è meglio non scherzare con il fuoco, soprattutto per come tira il vento nella capitale e nel resto d'Italia.

Come spiegare infatti agli italiani, e prima ancora ai trentini, che una maggioranza a rilento su tutta una serie di temi aperti, che si divide su tutto e fa marcia indietro un giorno sì e l'altro pure su quanto ha deciso, abbia come argomenti di discussione chi sarà il candidato presidente nel 2018? Come motivare agli elettori che un'alleanza fra Pd e Svp-Patt, che è stata fondamentale al partito di Bersani per avere il premio di maggioranza alla Camera, e che governa il Trentino da 15 anni, vede gli stessi partiti quotidianamente lanciarsi accuse pesantissime, addirittura di derive pantirolesi, e nello stesso tempo ci si fa l'accordo per Roma? Non interessa a nessuno, tranne a chi è preoccupato solo del proprio destino personale, sapere se fra quattro anni vi saranno le primarie, e chi risulterà vincitore se Rossi, Olivi o Dellai. Non interessa a nessuno se il partito di maggioranza si chiamerà Pd, Csu o Margherita 2. Oggi ai trentini interessa sapere cosa si sta concretamente facendo, come si pensa di affrontare i problemi di un territorio che negli ultimi quindici anni ha perso colpi (vedi ricerca del professor Schizzerotto, FBK-Irvapp). Cosa viene messo in campo per riorganizzare e riorientare una spesa pubblica che in buona parte è stata usata per fini di consenso (e quindi clientelare) e consumi correnti, invece che per rafforzare il sistema economico e produttivo del Trentino.

Una maggioranza che alle elezioni ha avuto un così largo sostegno da parte degli elettori, la quale a poco più di un anno dal varo della giunta vede i suoi componenti farsi la guerra reciprocamente, non capisce che così non solo delegittima se stessa, ma la politica tutta, e dietro quella l'Autonomia speciale, già messa a dura prova dallo scandalo dei vitalizi e dei ricorsi, che ogni giorno ci ricorda come per una buona fetta della nostra classe dirigente la politica è intesa principalmente come arricchimento personale e sistemazione economica per sé e per i propri figli. Una sterzata alla giunta provinciale è necessaria, forse anche un ricambio interno a questo punto è obbligato. Ma soprattutto serve una maggiore azione di guida e di leadership del presidente, che imprima la rotta, che mostri che c'è un disegno, che indichi quali sono gli obiettivi della coalizione e come si portano avanti. Ai trentini va detto come sarà ridisegnato il bilancio della Provincia, che nei prossimi anni vedrà ridursi di quasi un terzo del valore di dieci anni fa; dove andrà tagliato, cosa invece andrà conservato e potenziato, quali riorganizzazioni ciò richiederà, e quale nuovo assetto sarà richiesto per la pubblica amministrazione, la burocrazia, i comuni, le società provinciali, gli enti di ricerca, i musei.

Va spiegato come si intende portare l'export trentino dal misero 20% attuale ai livelli almeno del vicino Veneto con il 38% di rapporto export-Pil. Va detto quali sono le idee forti, le linee guida per il turismo trentino dei prossimi anni, in tempi di accesa competizione dove invece il vicino Alto Adige vanta performance doppie rispetto a noi nella formazione del valore aggiunto del prodotto provinciale. Va indicato quali benefici hanno portato gli investimenti nella ricerca, e dove invece non li hanno portati, e vanno tagliati o rimpostati. Non ha senso chiedersi se si fa più o meno ricerca, ma se gli investimenti che per anni abbiamo profuso per la ricerca hanno portato e portano risultati concreti. Non sembra leggendo il rapporto finale di valutazione della ricerca in Trentino, dove le fondazioni si basano sulla certezza dei trasferimenti provinciali e le ricadute della ricerca sul territorio dentro una politica industriale non si vedono.

Questo si attendono i cittadini da un governo dell'Autonomia: chiedono di sapere quali proposte strategiche vi sono nei confronti dello Stato ora che si ridefiniscono insieme le regole con il Terzo Statuto. Vogliono conoscere cosa si intende fare per agganciare il Trentino ad un movimento economico e turistico, Expo 2015, che convoglierà nei prossimi mesi in Italia 20-30 milioni di visitatori. Desiderano sapere come si arriverà a Trento, se non vi è nemmeno un collegamento diretto di treni da parte di Trenitalia, e quando si viaggia pendolari da Verona a Bolzano sembra di stare sulle tradotte militari che cent'anni fa portavano al fronte. Come pure va detto quale idea di Trentino «diffuso» si ha per i prossimi anni, quando intere vallate non riceveranno più la corrispondenza per la decisione di Poste italiane di chiudere gli uffici postali e di ridurre la consegna della corrispondenza a giorni alterni. Sono queste le domande che i cittadini si pongono, non chi sarà il candidato presidente nel 2018, a quale partito apparterrà, e se si faranno le primarie per deciderlo. Questa maggioranza e i suoi leader pensino ora a governare e a dare risposte, perché se va avanti così nel 2018 non ci sarà più l'Autonomia.

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