Cancellate il debito dei ragazzi del Bruno

Cancellate il debito dei ragazzi del Bruno

di Renzo Francescotti

E così, a distanza di quasi otto anni dalla sua occupazione, all’indomani dalla rasa al suolo dell’edificio dell’ex Dogana, sei rappresentanti del Centro Sociale Bruno (Donatello Baldo, Federico Zappini, Fabiano Malesardi, Stefano Bleggi, Milo Tamanini e Maria Vittoria Cicinelli), ritenuti responsabili dell’occupazione sono stati raggiunti da una richiesta di pagamento «fuor-di-testa» di quasi mezzo milione di euro. Nei giorni scorsi l’edificio dell’ex Dogana è stato spianato: con tanti saluti ai senzatetto, ai reietti che vi avevano trovato rifugio, cacciati come ratti (spianato l’edificio, risolto il problema…); e altrettanti saluti ai pregevoli dipinti murali di Omar Garcia e Galindo Jordi.
Per fortuna un pezzetto di muro (quante spanne?) sarà salvato dal Museo Storico (dove lo metteranno?) a futura memoria… Le domande che fioriscono sono tante: ad esempio quando mai potrà essere pagata e da chi un cifra così esorbitante? E se non potrà essere pagata, i raggiunti dalla richiesta di pagamento finiranno dietro le sbarre? (al posto di tanti politici e dirigenti pubblici corrotti?) E perché sono stati lasciati passare quasi otto anni: non si poteva arrivare prima a un accordo, cedendo l’edificio in comodato o in affitto a prezzo simbolico, sin che fosse necessario?
D’accordo, l’occupazione era illegale. Ma io penso che in un paese libero e democratico bisogna trovare il modo di assicurare ai giovani gli spazi dove fare cultura anche «alternativa». Si può essere d’accordo o in disaccordo su quello che dicono o fanno questi giovani, che hanno lavorato - e continuano a farlo - con grandi sacrifici, per anni, non chiedendo sovvenzioni pubbliche, rimettendoci di proprio.Ma serispettano le regole democratiche bisogna metterli in condizione di esprimersi liberamente, anche se a qualcuno può dare fastidio. Magari pensando una «zona franca» che, se non c’è, dovrebbe a mio avviso essere legalmente creata: in alternativa e opposizione delle troppe «zone franche» illegali, occupate dagli ingiusti privilegi, dalle corruzioni e dalle mafie. Se questo non avviene, se si procede per denunce e strangolamenti economici contro i non allineati al sistema, vuol dire che «c’è del marcio in Danimarca».

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