Riscoprire i quartieri della città

di Franco De Battaglia

Caro De Battaglia, altrove, come a Rovereto, si fa un gran parlare di Circoscrizioni. Forse sarebbe utile parlarne un po' anche per quello che riguarda Trento, città organizzata in dodici circoscrizioni di cui tre in centro storico e nove in periferia. Queste ultime ricalcano sostanzialmente i sobborghi che - prima del 1924 quando vennero accorpati alla città - facevano Comune.
Nello scorso ottobre è stato approvato in Consiglio comunale uno Statuto che dovrà vedere il suo regolamento prima delle elezioni, comunali e circoscrizionali del prossimo maggio. Lo Statuto, all'articolo 52 recita: «Il Comune articola il proprio territorio in Circoscrizioni, organismi di decentramento, di partecipazione, di consultazione popolare e di proposte». 
Per quanto mi riguarda, abitando in cima a via Grazioli, al limite del minuscolo ma storico rione della Busa, facendo parte della Circoscrizione di San Giuseppe/Santa Chiara, ho sempre avuto rapporti di collaborazione con la Circoscrizione. Ad esempio proponendo nella sua ampia sala, spettacoli del Gruppo «Neruda» ( alcuni in prima assoluta). Oppure collaborando alla «Castagnata» che, ogni anno verso la fine di ottobre, ha avuto sin qui una quindicina di edizioni. E si tratta di una manifestazione di grande partecipazione, con un notevole contenuto culturale (recita dei maggiori poeti dialettali trentini, visita guidata ai luoghi storici del quartiere con illustrazione della loro storia, ecc.).
Nel regolamento dello Statuto, secondo me dovrà soprattutto essere valorizzata la partecipazione, in particolare quella dei giovani. Parlando con l'attuale presidente della mia Circoscrizione, Maria Rosa Maistri, ho appreso tra l'altro di un'iniziativa molto interessante, presa dai giovani in altre città e ora importata anche a Trento nel rione Pio X. Si tratta di un programma «Social Street», ovvero di una conoscenza del rione condotta per Internet e poi concretizzata in riunioni «fisiche» con lo scopo di migliorare la qualità della vita nel quartiere.
A me sembra un'ottima cosa. E a te?

Renzo Francescotti

Caro Francescotti, la «Social Street», al di là del nome che potrebbe benissimo diventare quello italiano (e non da provinciali orecchianti) di «Strada Insieme», è davvero un'ottima cosa. Sta funzionando bene in alcune realtà di Melta di Gardolo, nella via di un grosso complesso edilizio. Dietro il nome anglofono sta poi ciò che era la strada «umana» di un tempo, dove tutti si conoscevano e si aiutavano, nelle botteghe e sui pianerottoli, la strada che caratterizzava anche le nostre città e che è andata smarrita con la speculazione immobiliare e la spersonalizzazione del consumismo. È il ritorno al «cortile», dove i ragazzi si trovavano a giocare «insieme», di varie estrazioni sociali, dopo mangiato, prima di mettersi a fare i compiti. Solo che ora i meccanismi sono diversi. Non ci si mette più d'accordo gridando da balcone a balcone, ma attraverso Facebook, o Sms. E però questi contatti (che lasciano molta libertà, ma hanno bisogno di un coordinamento, di alcuni «leader» capaci di iniziativa) ottengono risultati molto buoni. Consentono di far partecipare a giochi, di socializzare nei brindisi di compleanno, di aiutarsi in improvvise emergenze, di far giocare i figli insieme a quelli degli altri, traendoli dalla solitudine della tv o dei videogiochi? e una mamma può accompagnare all'asilo anche i figli dei vicini. Ci si conosce, insomma e si sta insieme. 
Una bellissima iniziativa funziona anche a Cognola, dove periodicamente i volontari si mettono insieme per ripulire marciapiedi e aiole dalle cartacce e dalle cicche.
A Trento non si parte quindi da zero. Per ricostruire un tessuto di quartiere occorrono però due condizioni. La prima è che le Circoscrizioni continuino ad esserci. La seconda è che si semplifichino, che si liberino del loro peccato originale che è stato quello di diventare un «copia-incolla» del Comune in piccolo, o un «Controcomune». Tutti ricordiamo come le circoscrizioni sono nate, meritoriamente, negli anni Settanta: per creare comunità, identità certo (le feste, gli incontri della Busa, di San Martino, di Piedicastello?) ma anche per decentrare servizi e costruire «alternative» politiche, esigenze valide allora, molto meno oggi che la politica - sbriciolata - deve ricostruire se stessa, interpretando esigenze sociali, nuovi bisogni, costruendo comunità e classe dirigente dal basso. Cosa che le Circoscrizioni possono fare bene se diventano non la «copia» delle rissosità (e delle perdite di tempo) comunali, ma le «sentinelle» del Comune, se esercitano un controllo sociale sulle strade, se promuovono un coinvolgimento di partecipazione, un'assistenza di solidarietà sempre più necessaria, ora che cadono le istituzioni provinciali e religiose, che la sanità diventa a pagamento e chiudono conventi e parrocchie. Certo le Circoscrizioni costano (due milioni l'anno, più o meno). Ma se si limitano le prebende politiche, se si riducono gli uffici «decentrati», che ora, con i collegamenti rapidi, servono molto meno, i costi si possono diminuire ed essere dirottati verso servizi o incentivi al formarsi di una nuova classe dirigente, giovane e consapevole. Circoscrizioni come palestra di responsabilità.
Le Circoscrizioni devono cambiare, ma sono più necessarie di un tempo, anche per integrare le nuove presenze. E poi perché Trento è una realtà policentrica, che mantiene la sua vivibilità alta perché è formata da piccoli centri identitari, con una storia ed una tradizione alle spalle, non da amorfe periferie. Questa struttura deve essere mantenuta. Le Circoscrizioni poi hanno insediamenti tali da superare la maggior parte dei Comuni trentini. Arrotondando gli abitanti: Gardolo 14.000, Meano 5.000, Argentario (Martignano-Cognola) 12.500, Povo 5.600, Mattarello 6.000, Villazzano 5.000, Oltrefersina 18.800, S.Giuseppe-Santa Chiara 17.000, Centro Storico-Piedicastello 20.000, Sardagna 1.000, Ravina-Romagnano 5.000, Bondone 5.000. C'è da mettersi al lavoro, senza formalismi e burocratismi. Con l'avvertenza, appunto, che i «Consigli» devono diventare motori di iniziative, servizi e vigilanza sul territorio, non brutte copie del consiglio comunale.

fdebattaglia@katamail.com

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