Halloween e morte: un fatto da inquadrare, con l'aiuto dei bambini

Dino Pedrotti

Su l’Adige di mercoledì 29.10 è comparso un mio articolo (lo trovate anche qui) sulla “morte”. È un argomento strano, ma questa è la settimana di Halloween e la morte è al centro dell’attenzione, anch’essa oggetto consumistico, da valutare con tante perplessità: viene banalizzata in modo molto discutibile, soprattutto di fronte ai bambini. Non è solo una mascherata, quando si parla di feste con “un cimitero di morti viventi”. Il giorno dopo tutti vanno al cimitero, dove la morte si incontra nei fatti, fatti tristi, realisticamente accaduti nella nostra famiglia.

Dopo Halloween, questo “fatto” viene rimosso o esorcizzato, come un tabù (“l’ultimo tabù”, titola oggi Vita Trentina). Oppure se ne parla manifestando paura, come si può avere davanti ad un “mistero”. L’articolo spiega la storia naturale della morte, comparsa un miliardo di anni fa tra i viventi.

Può essere interessante seguire sempre il percorso che fanno le idee nel nostro “cervello trino”, che abbiamo già presentato nel recente passato (nel sito sopra citato c’è un articolo di approfondimento sul cervello in UCT-settembre 2014).

La morte si può affrontare col cervello di base (lottando per la sopravvivenza, sognando l’immortalità…), col “cervello emotivo” (come si fa con Halloween o quando si pensa a una bella tomba) oppure col “cervello razionale”, guardando al futuro, studiando la verità scientifica sulla morte, orientati non all’avere e all’apparire, ma all’essere. Dopo la morte resta di noi non il corpo o la bellezza, ma “quel che siamo stati”, quanto abbiamo seminato nella vita per migliorare i livelli di cultura, di salute, di felicità nell’umanità, soprattutto tra i più deboli, tra “chi ha meno di noi e chi è meno di noi”. Il Bambino, l’essere umano più debole e simbolo del nostro futuro, è un punto di riferimento importante, anche per capire come vivere pensando alla morte nel modo più razionale.

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