Un selfie per cercare un futuro

di Andrea Tomasi

 

Greta Chinellato Nelle ore dedicate alla festa del lavoro (ammesso che un posto di lavoro ci sia) ci sono studenti che combattono per avere un posto all’università, che poi significa combattere per un futuro posto di lavoro. Da settimane sui social network compaiono  autoscatti (gli ormai famosi selfies) di giovani che - con tanto di finto bavaglio o cartelli o scritte sulle mani - chiedono lo stop ai test di ammissione.

«È ora di superare il numero chiuso e il sistema dei test, un sistema iniquo che va a difesa degli ordini a discapito del futuro delle nuove generazioni» dicono i rappresentanti di Udu.

«In Trentino - spiega Greta Chinellato, studentessa di Giurisprudenza, responsabile dell'organizzazione nazionale dell'Unione degli Universitari (nella foto) - l’unica facoltà a numero chiuso in cui è previsto il test nazionale è Architettura, dove il numero chiuso potrebbe essere eliminato domani, considerato che la richiesta spesso non supera (o se supera di poco) i posti disponibili. Nonostante ciò a Trento in questi anni si è visto un indiscriminato proliferare di numeri programmati (imposti a discrezione dell’ateneo), a cui l’Udu si è sempre opposta».

Ma i test non servono per selezionare i migliori? «Il falso mito per cui i test selezionerebbero studenti più meritevoli è facilmente smontabile. Innanzitutto non sono test di 100 minuti in grado di valutare la preparazione e la motivazione di una persona, la Costituzione stessa prevede che l’università sia aperta a tutti. Chiunque deve avere la possibilità di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione. Se vogliamo discutere di studenti meritevoli, per quello ci sono gli esami come mezzo di valutazione. È ora di investire nell’università e i continui tagli non sono di certo la via corretta per ridare all’istruzione il ruolo sociale che dovrebbe avere: quello di crescere e formare le future generazioni. Il problema principale, visto il numero delle richieste, riguarda Medicina». E gli aspiranti medici.

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