Ansia da pagella «E il tuo quanto ha preso?»

di Patrizia Todesco

Alle mamme che dicono che a loro delle pagelle dei loro figli non interessa nulla non credo. Inutile che ci giriamo tanto intorno: alla fine, quel voto dato ai nostri figli, quel voto che dovrebbe essere tutto loro, è un voto che sentiamo rivolto anche a noi stesse. Per quanto siamo riuscite a far amare la scuola ai nostri figli. Per quanto li abbiamo seguiti (ma non stressati). Per quanto li abbiamo stimolati (ma non schiacciati). Per quanto li abbiamo resi autonomi (ma non abbandonati).
Se così non fosse non ci sarebbero mamme che dicono ai loro figli di non dire a nessuno i voti che hanno preso (chissà poi perché). Non ci sarebbe quell’allungamento di colli per vedere cosa hanno preso gli altri (perché un brutto voto in comune fa meno male) e quell’atteggiamento che accomuna tutte le mamme dei figli secchioni che aprono la pagella in classe davanti a tutti e quella delle mamme dei bambini che fanno più difficoltà che invece se ne guardano bene di mettere in piazza i voti. Eppure non è sempre così. Perché alla fine dipende sempre da dove si posiziona l’asticella delle aspettative. L’asticella varia da figlio a figlio, ma varia molto da persona a persona. E allora capita di incrociare lo sguardo della mamma del figlio secchione che per un distinto sembra cappottare dalle scale dal dispiacere e quella del bambino che con la scuola ha un rapporto non proprio idilliaco che quasi vorrebbe fare un salto carpiato perché il sufficiente è diventato discreto e il discreto buono. Come sempre, dunque, è questione di punti di vista. L’unico rammarico è che in una parola (un voto) e in un giudizio che deve rientrare in rigidi parametri di frasi fatte viene spesso riassunta la fatica di un quadrimestre (nostra e dei nostri figli). Ben vengano, allora le medagliette introdotte in via sperimentale dal ministero in alcune scuole. In pratica, ad ogni classe, vengono consegnati  distintivi metallici con disegni accattivanti. Ci sono gli Scudetti d’eccellenza riservati al rendimento scolastico, ma anche le Stelle di condotta d’oro e d’argento e i Brevetti d’impegno personale come riconoscimento per la buona volontà e l’impegno.  
Il distintivo viene poi indossato sul grembiule nelle scuole primarie o appuntato sul diario nelle secondarie di primo grado. Un segno di riconoscimento, dunque, al di là dei voti, per sottolineare anche l’impegno. Perché a volte, come occorrerebbe ripetere più spesso a noi stessi e ai nostri figli, il problema non è cadere, ma rialzarsi e andare avanti.

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