Il tifo positivo

Oggi voglio parlare del tifo, quella passione che nasce quando si comincia a seguire e ad amare veramente lo sport. Quello presente nella pallavolo, mi sento di definirlo un tifo positivo

di Andrea Coali

Oggi voglio parlare del tifo, quella passione che nasce quando si comincia a seguire e ad amare veramente lo sport.
Quello presente nella pallavolo, mi sento di definirlo un tifo positivo. E vi spiego perché. Sicuramente non stiamo parlando di un movimento che ha gli stessi numeri di altre discipline, ma in quanti altri sport si possono vedere tra gli spalti, per assistere ad una partita, famiglie con bambini piccoli, carrozzine, disabili o addirittura persone non vedenti? Volete poi mettere la bellezza e l’entusiasmo del post-partita? È bellissimo, sia dal punto di vista del giocatore che dell’appassionato, finire una partita ed essere letteralmente abbracciato dai propri tifosi e simpatizzanti che “invadono” il terreno di gioco in cerca di foto, autografi o solo per scambiare due chiacchiere o un saluto. E sono pochi gli sport che permettono un contatto così diretto ed immediato tra atleti e pubblico.
Gli “ultras” della pallavolo poi seguono dei ragionamenti completamente a parte. Ad esempio il tifo organizzato di Verona, la “Maraia Gialloblu”, ci segue praticamente ovunque e nelle partite fuori casa, che si vinca o che si perda, organizza un “punto ristoro” per la squadra: finita la gara si esce dal palazzetto e si trovano tavole imbandite pronte per essere assaltate. Il legame che c’è tra la squadra e la tifoseria è di conseguenza molto forte. Le trasferte sono poi, per i tifosi, delle feste: quando abbiamo giocato in Calabria, a Vibo Valentia, i nostri supporters sono partiti un giorno prima della gara e hanno passato un weekend fatto di pallavolo, visite e pranzi assieme ai tifosi della squadra avversaria. Una cosa che non si vede tutti i giorni. Come loro, posso citare i tifosi di San Giustino e di Trento: la scorsa stagione, in occasione del “mio derby” giocato in Umbria, le tifoserie sopra citate hanno supportato le due squadre dalla stessa curva. Avete capito bene: riunite assieme nella stessa porzione di palazzetto stavano le maglie blu della FLB di San Giustino e le maglie gialloblu della Curva Gislimberti trentina. Uno spettacolo a dir poco unico che va al di là del risultato sportivo.
Raramente poi mi è capitato di vedere degli attriti tra tifoserie. Le uniche occasioni in cui vi sono state delle contestazioni sono state  le partite fra San Giustino e Latina, dove le due tifoserie si sono “affrontate” a suon di slogan e sfottò abbastanza duri.
In questo senso parlo di tifo positivo: andare al palasport, come andare allo stadio, non dovrebbe essere una cosa rischiosa come purtroppo a volte accade. Andare a tifare la propria squadra dovrebbe essere solo un’esperienza positiva, un momento di svago, di socializzazione, fatto di pure emozioni. Questo la pallavolo lo permette e io sono fiero di ciò.
E voi, cosa ne pensate?


PS: ne approfitto per ringraziare tutti coloro che mi stanno seguendo sin dall’inizio e anche quelli che hanno iniziato a farlo da poco o addirittura da questo post. A voi va il mio più grande augurio di uno scoppiettante 2014!

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