La doppia sfida di Diego Mosna

di Guido Pasqualini

mosnaAlla domanda se preferirebbe conquistare di nuovo la Champions League o diventare il presidente della Provincia di Trento dice di non saper rispondere. Forse perché sa che entrambe sono «mission impossible». Di certo c'è che, se domenica prossima non vincerà le elezioni, avrà il tempo di tornare in tribuna a tifare per la sua Diatec Trentino. Stasera non potrà farlo: «Mi perdo Berlino, ma a Cles ci devo proprio andare».
Diego Mosna è allo sprint finale. «Faticoso, ma ne valeva la pena», confessa. Gli altri (il centrosinistra, ndr) hanno paura, perché sanno che, se arrivo io, spacco a metà un sistema consolidato di potere». Non è mai stato uomo dalle mezze misure. Lo ha dimostrato anche la scorsa estate quando ha deciso la «spending rewiev» della squadra più forte al mondo. Non si è limitato a cedere uno o due giocatori, come ci si poteva attendere. Via tutti, o quasi, pronto a ripartire con «alcuni fuoriclasse e altri fuoriclasse in formazione: bisogna avere pazienza, è solo questione di tempo». 
Al patron della Diatec le sfide piacciono. «Ci si era un po' seduti, si dava tutto per scontato. Ora c'è più entusiasmo. Io, per dire, mi sono commosso per il terzo posto al Mondiale come mi era accaduto per la conquista di qualche Coppa. Chi si aspettava una squadra meno reattiva e pronta, è servito. Adesso c'è più suspence, grinta e partecipazione. E questo al pubblico piace».
Se piacerà la sua proposta politica, lo si saprà invece lunedì prossimo. E se la Diatec può contare su Sokolov, lui punta tutto su Grisenti. «È il nostro opposto». Ma domenica il terzo posto non conta: Mosna gioca solo per vincere. 

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