Luca Zeni è rimasto alla campagna delle primarie

Dovrebbe dire qualcosa, o almeno fare riflettere, il fatto che Diego Mosna, candidato presidente della principale coalizione avversaria, con una mossa furba, abbia citato il capogruppo del Pd, Luca Zeni, e si sua fatto forte dei contenuti del suo volantino elettorale per lanciare la sua polemica contro il centrosinistra autonomista e Ugo Rossi sulla questione del debito della Provincia

di Luisa Maria Patruno - NO

Dovrebbe dire qualcosa, o almeno fare riflettere, il fatto che Diego Mosna, candidato presidente della principale coalizione avversaria, con una mossa furba, abbia citato il capogruppo del Pd, Luca Zeni, e si sia fatto forte dei contenuti del suo volantino elettorale per lanciare la sua polemica contro il centrosinistra autonomista e Ugo Rossi sulla questione del debito della Provincia.
Invece no. Luca Zeni, sereno, rivendica la sua trasparenza nell'aver riportato nella sua pubblicità elettorale che il debito è di 2 miliardi, perché la maggioranza non ha nulla da nascondere.
Si può sorvolare pure sul fatto che, nel merito, la giunta provinciale uscente, così come il candidato presidente sostenuto dal Pd, dichiara che il debito è di 1,5 miliardi e non 2 miliardi e Zeni lo sapeva e lo sa bene. E quindi verrebbe subito da dire: o ha ragione Zeni o ha ragione Rossi e in ogni caso vengono date due letture diverse degli stessi dati.
Ma la cosa politicamente più grave è che il capogruppo del Pd non si renda conto che la coalizione di Mosna capeggiata da Progetto Trentino di Grisenti è proprio questo che sta cercando di dimostrare, ovvero che il centrosinistra non è un'alleanza compatta, capace di governare, soprattutto per colpa del "solito" Pd litigioso, dove ognuno ha una posizione diversa ed è pronto a mettersi di traverso se non viene condivisa.
Ma Zeni non se n'accorge o non gli importa. Va avanti nella sua campagna elettorale individuale, come se le primarie del centrosinistra alle quali voleva partecipare per rappresentare il cambiamento non ci fossero state e la coalizione non avesse già scelto Ugo Rossi come candidato presidente.
Sappiamo tutti che per entrare in consiglio provinciale sono decisive le preferenze. E per chi si pone l'obiettivo di fare almeno il vice di Rossi e scalzare il proprio capolista, lo sono ancora di più, ma è sorprendente come questo rischi di diventare l'unico orizzonte.
Se il progetto politico è ridotto al proprio programma personale, che viene prima di tutto il resto, persino del risultato di Rossi e quindi della coalizione, forse qualche ragione Mosna ce l'ha sulla tenuta della futura maggioranza. Sempre che il centrosinistra autonomista riesca a vincere.

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