Le Autonomie di fronte a uno Stato squattrinato

A ogni legge di stabilità (o finanziaria come si chiamava una volta) dal momento dell'approvazione in consiglio dei ministri si avvia la contrattazione e più spesso il braccio di ferro con le parti sociali, istituzionali, lobby, che non trovano quanto si aspettavano o che sono chiamate a sacrifici, che nessuno è disposto ad accettare senza aver prima provato ad alzare la voce. Il risultato è che il testo alla fine licenziato dal Parlameto è spesso molto cambiato rispetto a quello approvato dal governo e non sempre in meglio

di Luisa Maria Patruno - NO

A ogni legge di stabilità (o finanziaria come si chiamava una volta) dal momento dell'approvazione in consiglio dei ministri si avvia la contrattazione e più spesso il braccio di ferro con le parti sociali, istituzionali, lobby, che non trovano quanto si aspettavano o che sono chiamate a sacrifici, che nessuno è disposto ad accettare senza aver prima provato ad alzare la voce. Il risultato è che il testo alla fine licenziato dal Parlameto è spesso molto cambiato rispetto a quello approvato dal governo e non sempre in meglio. Ma questo iter di modifica viene messo in conto, specialmente questa volta, come ha detto ieri lo stesso premier Enrico Letta, che il governo era chiamato ad approvare in fretta la legge entro il 15 ottobre per spedirla a Bruxelles.

Tra le controparti dello Stato ci sono anche le autonomie speciali, tra cui la Provincia di Trento, che ogni volta, come nel gioco dell'oca, è come se si ritrovassero a ripartire dal via per ottenere di vedere rispettate le prerogative riconosciute dallo Statuto a fronte delle incursioni di uno Stato che non riesce a risanare i suoi conti e, affamato di soldi, va a cercarli dove ci sono.
Ma è proprio questo il problema per le autonomie speciali, quelle più virtuose del Nord che i soldi ancora li hanno e che pure, come le Province di Trento e Bolzano, hanno proposto un nuovo patto finanziario che definisca questi rapporti una volta per tutte, facendosi carico per la propria parte del risanamento de bilancio nazionale.
E' difficile trovare un accordo con uno Stato squattrinato che si comporta come un debitore insolvente e che solo sulla carta è un interlocutore alla pari. Oggi sapremo se nel testo della legge di stabilità approvato dal governo è contenuta effettivamente anche per i prossimi 5 anni la riserva all'erario del maggior gettito delle imposte che spettano alla Provincia di Trento per un totale di 700 milioni di euro nonostante la Corte costituzionale abbia stabilito che lo Stato non può farlo. E non restituirà le maggiori imposte del 2012 e 2013, liberando però l'uso di una cifra corrispondente da parte del Trentino, attenuando il patto di stabilità così da consentire a Provincia e comuni trentini di spendere quei soldi.
L'ex governatore oggi onorevole Lorenzo Dellai è convinto che proprio questa condizione di difficoltà finanziaria e quindi di necessità dello Stato favorisca una nuova intesa sulla proposta di Trento e Bolzano, che lui pensa di riuscire a mettere nella legge di stabilità in Parlamento. Vedremo se sarà così. Al di là delle buone intenzioni dichiarate dal premier Letta, negli ultimi anni (dopo il patto di Milano del 2009 che non è neppure stato attuato per intero) le difficoltà dei conti pubblici hanno solo avuto l'effetto di ridurre il bilancio provinciale e aumentare i contenziosi tra Stato e Provincia.
comments powered by Disqus