Disabili tra pietismo e strumentalizzazioni

di Luisa Maria Patruno - NO

Ieri mi sono imbattuta nelle parole di due persone disabili, che mi hanno colpito molto. Ho letto su Repubblica la lettera di un professore di economia, non vedente, Massimo Morelli, che insegna alla Columbia University a New York.
Il professore si rivolge al presidente Napolitano che in un discorso aveva usato l'infelice espressione "...bisogna essere ciechi per non capirlo".
Morelli rivela che la sua scelta di andare a lavorare negli Stati Uniti non è stata dovuta tanto ai "noti problemi della ricerca e della vita universitaria in Italia", ma è stata una "fuga dalla paralisi delle opportunità per i portatori di handicap". E soprattutto, scrive Morelli: "Il mio è stato un fuggire dalla compassione, dal pietismo e soprattutto dalla correlazione che un handicap debba necessariamente implicare minori capacità e opportunità, al di fuori di poche occupazioni protette".
Sempre ieri, su Twitter, Gian Piero Robbi, che è un candidato del Movimento 5 Stelle al consiglio provinciale, disabile perché costretto sulla sedia a rotelle, ha pubblicato un video in cui lamenta la "strumentalizzazione dei problemi dei disabili" in campagna elettorale; e cita l'episodio di un candidato di un altro partito, Fabio Pipinato (Upt), che pur potendo camminare ha fatto un tratto di strada su una sedia a rotelle, durante un'iniziativa elettorale insieme a un'associazione di disabili. Da questo "spot elettorale", il vero disabile Robbi si dice infastidito. E lo si può capire, fatte salve le buone intenzioni dell'altro candidato, e ovviamente la facoltà di tutti i candidati di conoscere e occuparsi di questi problemi, anche se non sono disabili.
Queste due prese di posizione però fanno riflettere su quanto siamo arretrati ancora in Italia sull'argomento disabilità, incapaci di andare oltre la logica delle "categorie protette". Il professor Morelli denuncia un approccio paternalistico, dove la parola "poverino" è una delle più associate al disabile.
E allora se è vero che rivestire una carica istituzionale comporta una responsabilità politica e culturale verso i cittadini, sarebbe bello che i candidati iniziassero a considerare i disabili cittadini, ai quali garantire pari opportunità, quelle che altri Paesi già sanno offrire.
Sarebbe molto: senza pietismo e strumentalizzazioni.

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