Una squadra finalmente cattiva

di Guido Pasqualini

L'urlo di rabbia di Max Colaci per non aver recuperato un pallone dopo essere andato a sbattere contro i tabelloni pubblicitari. Il gesto di stizza di Pippo Lanza nei confronti di Matteo Burgsthaler, «reo» di non aver buttato oltre la rete un pallone arpionato a fondo campo dal giovane schiacciatore veronese.
Sono due flashback che danno la cifra della nuova Diatec Trentino, una squadra operaia decisa a «non mollare mai», come hanno sottolineato all'unisono i giocatori a fine partita. Ha ragione da vendere «Burghy» quando sottolinea che «se negli anni scorsi avessimo avuto la stessa grinta e cattiveria, avremmo vinto proprio tutto». La dimostrazione si può averla andandosi a rivedere il golden set perso con la Dinamo Mosca in Champions League e le sconfitte in gara 2 e 4 della finale scudetto a Piacenza, con l'Itas incapace di reagire una volta andata sotto nel punteggio.
L'esatto contrario di quanto accaduto ieri sera. Il 5-11 nel primo set poteva uccidere le speranze dei gialloblù. Che invece hanno lottato, recuperato e non si sono fatti più superare dalle incredule «star» di Macerata.
Dopo la rivoluzione della scorsa estate, la nuova Diatec è una squadra che non ha nulla da perdere. Se si aggiunge il fatto che l'ambiente è probabilmente più sereno dopo la partenza di Radostin Stoytchev, coach talvolta incline a tirare troppo la corda, a Trento si può sperare di far bene. Il che non significa, si badi bene, vincere tutto, perché molte squadre, in campo sia internazionale sia italiano, sono meglio attrezzate, ma giocare ogni partita con la speranza di arrivare al successo. Dopo la partenza dei big, già questo è un grande risultato.

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