Dalle larghe intese alla "maggioranza politica coesa"

Il presidente del consiglio Enrico Letta, appena incassata la fiducia al Senato si è affrettato a precisare che:" La maggioranza ci sarebbe stata comunque". Questo per sottolineare che sì Berlusconi ha votato a favore, ma il governo ormai sta in piedi anche senza di lui. E ha aggiunto che ora: "Si lavorerà con una maggioranza politica coesa, non numerica". Come dire che il Pdl al governo non è più quello di Berlusconi. E' un'altra cosa.

di Luisa Maria Patruno - NO

Il presidente del consiglio Enrico Letta, appena incassata la fiducia al Senato si è affrettato a precisare che:" La maggioranza ci sarebbe stata comunque". Questo per sottolineare che sì Berlusconi ha votato a favore, ma il governo ormai sta in piedi anche senza di lui. E ha aggiunto che ora: "Si lavorerà con una maggioranza politica coesa, non numerica". Come dire che il Pdl al governo non è più quello di Berlusconi. E' un'altra cosa.
Lorenzo Dellai nella dichiarazione di voto da capogruppo di Scelta Civica alla Camera si è spinto oltre dicendo: "Si è chiuso un ciclo con la rottura del Pdl. Si è creata una nuova maggioranza".
E' evidente che sia per Letta, presidente del consiglio del Pd, che per Dellai, che non è del Pd ma stima Letta più di qualunque altro politico oggi sulla scena nazionale, l'obiettivo principale ieri era permettere al governo di andare avanti su basi più solide e con l'orizzonte almeno del 2015, non quello di poche settimane. L'altro obiettivo era di liberarsi del "problema Berlusconi". Il primo è stato raggiunto. Il secondo, quasi, visto che il Pdl si è spaccato, ma con il colpo a sorpresa del sì alla fiducia, Silvio ha trovato comunque il modo di rientrare in gioco ed evitare di finire all'opposizione con il M5S.
Questa nuova situazione pone però alcuni interrogativi.
Il governo Letta, con questa nuova maggioranza, lo dobbiamo ancora considerare di larghe intese, che vuol dire formato da un'alleanza tra forze che restano alternative tra loro? O c'è chi pensa che Pd e Pdl di Alfano dovrebbero continuare a collaborare anche in futuro, perché sono le uniche forze politiche - insieme a Scelta Civica - europeiste e riformiste, lasciando ali estreme e anti-euro all'opposizione?
Queste due visioni aprono prospettive diverse, sia sul bipolarismo in Italia che sul futuro del Partito democratico.
Ma anche sul futuro di Dellai, che ha la stessa storia politica di Letta, ma non ha voluto aderire al Pd. E ora si trova in una Scelta Civica che non è né carne e né pesce e potrebbe scivolare a destra, per abbracciare gli ormai ex berlusconiami "normalizzati" e dare vita a un partito popolare all'europea.
Dellai potrebbe mai preferire Alfano a Letta? O forse questi tre ex democristiani -ora divisi su tre partiti diversi - sono destinati a ritrovarsi un giorno tutti insieme, appassionatamente? E' una storia ancora tutta da scrivere.

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