Lo psicologo? Quasi quasi me lo porto a casa

Eccomi lì, in mezzo a tantissimi genitori, a cercare una risposta ad un qualcosa che da sempre mi riesce difficile e al quale tengo invece moltissimo: motivare i miei ragazzi. Fare le cose, scuola compresa, con entusiasmo. Stufa di sbuffi e lamenti, spero di ottenere da lui qualche spunto vincente

di Patrizia Todesco

Eccomi lì, in mezzo a tantissimi genitori, a cercare una risposta ad un qualcosa che da sempre mi riesce difficile e al quale tengo invece moltissimo: motivare i miei ragazzi. Fare le cose, scuola compresa, con entusiasmo. Stufa di sbuffi e lamenti, spero di ottenere da lui qualche spunto vincente.
Quando finisco di ascoltare Ezio Aceti, psicologo dell’età evolutiva, non posso che dare ragione alla mia amica quando dice che la voglia è quello di portarselo a casa per un mese questo esperto. E questo per tre motivi: il primo è perché si capisce che ha un mare di cose da insegnarti. La seconda è che
lì, in quell’ora e mezza di conferenza assolutamente coinvolgente, si porta a casa un po’ di teoria ma la pratica, purtroppo, è tutt’altra cosa. Terzo perché è assolutamente simpatico e per nulla palloso.
Motivazione, come dicevo, l’argomento della serata, ossia ciò che porta adulti e bambini a investire parte di noi stessi e del nostro tempo in qualcosa che ci farà poi valere di più in futuro.
Bene, per fare questo occorre innanzitutto occorre che noi diciamo ai nostri figli le cose che valgono. Fin qui ci siamo. E le cose che valgono, secondo Aceti, si possono contare sulle dita di una mano. Innanzitutto l’uomo è relazione. È strutturato per questo. E quindi al bando i migliori amici. Occorre insegnare ai nostri figli ad essere amici di tutti, a rapportarsi anche con i prestunti nemici, a trovare uno spazio di dialogo anche con le persone con le quali la cosa risulta più difficile. Saranno vincenti domani i ragazzi in grado di parlare, nel senso più ampio del termine, con tutti.  Altro punto importante è la capacità di rialzarsi. Perché non è sbagliare il problema, ma ricominciare. Difficile insegnare loro queste cose? Non secondo Aceti per il quale noi siamo predisposti a questo e quindi occorre solo fare in modo che loro si abituino ad un certo agire positivo.
Poi altri due concetti importanti. Il primo è quello mantenere alta la loro autostima e questo passa anche per il grado di autonomia che hanno conquistato. «A sette anni i bambini sono grandi. Se li tratti da grande diventano tali, se li tratti da piccoli restano piccoli». E lì in sala, a queste parole, c’è stato un gran mormorio perché non c’è dubbio che per le mamme oggi sempre più “interventiste” e sempre meno propense a mollare le briglie, questo sia un passaggio difficile. «Solo l’8% dei bambini italiani delle elementari va a scuola da sola contro un’altissima percentuale nel resto d’Europa», è stato l’esempio. E a quel punto mi è venuta in mente mia figlia, seconda elementare, che proprio poche ore prima aveva rivendicato il suo “diritto” ad andare a scuola da sola e ottenuto il mio consenso le era sembra di fare una cosa grandissima.
Di fronte a tanti consigli, a tanti modi d’essere giudicati sbagliati e nei quali ognuno si poteva ritrovare, il rischio era di uscire dall’incontro demoralizzati. E invece no. Aceti ha dato speranze a tutti. «I figli non hanno bisogno di genitori o insegnanti perfetti, ma di genitori e insegnanti umani che pur nella difficoltà trovano al loro interno, nel loro cuore, parole e azioni  per migliorare».

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